di Emilio Sergio

ca. 1550

Giulia Orsini jr. nacque da Maria Felicia Sanseverino e da Antonio Orsini VI duca di Gravina. Felicia Sanseverino era la figlia di Pietro Antonio Sanseverino IV principe di Bisignano, VI duca di San Marco, IX conte di Tricarico, X conte di Altomonte e duca di Corigliano († 1559), e di Giulia Orsini, seconda moglie del principe, del ramo dei Bracciano. Come si evince dalle fonti storico-biografiche, Pietro Antonio IV sposò l’8 giugno 1511 in prime nozze a Napoli Giovanna Requenses (figlia di Galcerando Conte di Trivento e di Beatriz Manrique de Lara). In seguito, tra verso fine degli anni 1520, sposò in seconde nozze Giulia Orsini; infine, in terze nozze, nel 1539, si unì ad Erina (Irina) Castriota Scanderbeg (Kastrioti Skënderbeu), figlia unica di Giovanni (†1516) conte di Soleto, duca di San Pietro in Galatina, signore di Monte Sant’Angelo e di San Giovanni Rotondo, e di Irene Branković.

Giulia Orsini frequentò da giovane un milieu diverso da quello in cui vissero Pietro Antonio Sanseverino e Nicolò Bernardino e Vittoria Sanseverino, nati dalle terze nozze del IV principe di Bisignano con Erina Castriota Scanderbeg. La geneaologia sanseveriniana fornisce qualche spunto circa la presunta data di nascita di Giulia Orsini jr., allorché Donna Felicia, madre di Giulia, nata verosimilmente nella prima metà degli anni Trenta del XVI secolo, prende in sposa nel 1546 il VI duca di Gravina. Questa data collima con quanto scritto di recente da Elisa Novi Chavarria. La studiosa afferma inoltre che il matrimonio tra il duca di Gravina e Donna Felicia «costituì una tappa importante ai fini della ricompattazione di un più vasto stato feudale dislocato tra Puglia, Basilicata e Calabria settentrionale, dopo le privazioni che entrambe le famiglie avevano dovuto subire dalla Corona spagnola per il loro schieramento nel partito francese durante le guerre d’Italia» (E. Novi Chavarria, Orsini, Giulia, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 79, 2013).

Di recente, Marcello Simonetta ha collegato alcuni membri della famiglia Orsini alla figura di Bernardino Telesio, al seguito del rinvenimento di due lettere inedite risalenti al 1534-1535, inviate rispettivamente a Girolamo e a Francesco Orsini. Lo studioso afferma che tali lettere «mostrano la stretta dipendenza di Telesio dagli Orsini, imparentati con il principe di Bisignano in Calabria» (M. Simonetta, Due lettere inedite del giovane Bernardino Telesio, «Bruniana & Campanelliana», 21, 2015, 2, pp. 429-534, qui p. 432).

1568

Giulia Orsini sposa Giambattista Spinelli II marchese di Fuscaldo († 1603), patrizio napoletano. Giulia e Giambattista si insediano a Napoli, trasferendosi nei feudi calabresi soprattutto durante la stagione estiva. Dal matrimonio non nacquero figli e, quando il marchese Spinelli morì, Giulia Orsini, divenuta nel frattempo duchessa di Gravina, si trovò ad essere una delle più ricche ereditiere del Regno di Napoli.

Dalle ricerche compiute non si evince uno specifico ruolo culturale di Giulia Orsini. E tuttavia ella rappresenta una delle figure chiave per la ricostruzione storica delle vicende sociali e politiche della Calabria di fine Cinquecento. La parabola biografica di Giulia Orsini rinvia ad un contesto geopolitico significativo per la comprensione di un momento cruciale della storia delle istituzioni calabresi a cavallo del XVI e del XVII secolo.

13 marzo 1603

Morte di Giambattista Spinelli, marchese di Fuscaldo.

1 settembre 1604

Giulia Orsini sposa in seconde nozze l’allora ventiquattrenne Tiberio Carafa, terzogenito del marchese d’Anzi. Anche dal secondo matrimonio Giulia non ebbe figli. In compenso, nel corso degli anni ella andò costituendo un patrimonio feudale di immenso valore. Come opportunamente scrive Novi Chavarria: «Giulia […] in quel momento poteva ambire anche all’ancor più ricco e prestigioso patrimonio della famiglia materna, in quanto parente prossima dell’ultimo principe di Bisignano, Nicolò Bernardino Sanseverino, fratello di sua madre (detto «il prodigo» a causa dello stile di vita dispendioso e dei suoi noti eccessi), il quale dalla moglie Isabella della Rovere aveva avuto un unico figlio, morto in giovanissima età. Morto Sanseverino nell’ottobre 1605, Orsini, probabilmente spinta anche dalle ambizioni del marito, intentò causa presso i tribunali del Regno per conseguirne l’eredità contro i diritti avanzati dagli altri eredi, il duca di Gravina Lelio Orsini, nipote suo e figlio di un’altra sorella del principe defunto, e il conte della Saponara, Luigi Sanseverino, discendente in nono grado del principe. Entrambi si appellarono al fedecommesso con cui i Sanseverino sin dal XV secolo, e quindi assai precocemente, avevano vincolato la successione ereditaria alla sola discendenza maschile. In quella causa, rimasta famosa, si cimentò la migliore giurisprudenza napoletana dell’epoca. I reggenti Scipione Rovito e Giovanni de Ponte assunsero la difesa di Luigi Sanseverino, mandando alle stampe gran parte delle loro argomentazioni che si rifacevano all’antico diritto feudale e alle prerogative del Regno e per le quali essi sarebbero stati in seguito accusati anche di favoreggiamento dei Sanseverino di Bisignano e di corruzione ai danni della Corona; il duca di Gravina fu difeso dal reggente Galeota, mentre le parti di Giulia Orsini furono prese dall’avvocato Giovanni Battista Migliore. Le macchinazioni di Carafa e, soprattutto, l’interesse della Corona a dissolvere uno dei maggiori e più antichi patrimoni feudali del Regno, oltretutto appartenuto a una casata notoriamente da sempre ostile alla politica degli Asburgo, fecero sì che, il 23 luglio 1608, i tribunali del Collaterale e della Sommaria in seduta congiunta si esprimessero a favore di Orsini, conferendole il titolo di principessa di Bisignano ma lasciando il patrimonio sotto l’amministrazione controllata dei curatori nominati dal Consiglio d’Italia» (E. Novi Chavarria, Orsini, Giulia, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 79, 2013).

14 giugno 1609

Agli inizi del giugno 1609 Giulia Orsini, costretta a letto in gravi condizioni di salute nella dimora avita del feudo di Corigliano, si risolse a fare testamento a favore del re Filippo III di Spagna, cui lasciava l’intero stato feudale di Bisignano. Presumibilmente avvelenata su mandato dello stesso Carafa, ella morì, dopo una dolorosa agonia, il 14 giugno dello stesso mese. Le sue spoglie mortali furono sepolte sotto l’altare maggiore della chiesa di S. Maria della Sanità a Napoli.

Gli ultimi anni di vita di Giulia Orsini segnano un momento molto importante per la storia feudale calabrese. In primo luogo, con la cessione del principato a Filippo III, il feudo della vicina Tarsia, fino a quel momento annesso al principato di Bisignano, passò sotto il governo del ramo napoletano di casa Spinelli. Dalle fonti storiche si apprende che Don Giuseppe Vespasiano Spinelli II marchese di Cirò e barone di Calopezzati († 1618), figlio di Ferrante Spinelli I marchese di Cirò († 1589) e nipote di Virginia Caracciolo († 1613, già sposa di Giovanni Vincenzo Spinelli, 1534-1576, patrizio napoletano, I barone di Cirò e Calopezzati)*, dopo aver acquistato nel 1606 il feudo di Tarsia con i casali di Terranova e di Spezzano da Pietrantonio Abenante per la somma di 12.500 ducati, fu eletto il 1° agosto 1612 I principe di Tarsia, con privilegio concesso da re Filippo III di Spagna. In seguito alla morte di Giuseppe Vespasiano, il principato passò nelle mani del figlio Giovanni Vincenzo (†1623), già marchese di Cirò, nato dalle nozze con Ippolita di Capua, pronipote di Virginia Caracciolo.

Come recitano le fonti storiche, il testamento di Orsini fu impugnato dagli altri eredi dell’ultimo principe di Bisignano, che già le avevano conteso quella successione. Tiberio Carafa, nel frattempo, aveva acquisito non pochi meriti politici e militari nei confronti della Corona spagnola, riuscì ad ottenere da Filippo IV una transazione della vertenza giudiziaria, concludendo l’istruttoria con la concessione del titolo di principe di Belvedere, feudo che aveva fatto parte dello stato di Bisignano. Come nel caso di Pietro Antonio Sanseverino († 1559) non molto tempo dopo gli fu conferito l’alto privilegio del Toson d’Oro. Avrebbe poi sposato un’altra ricca ereditiera napoletana, anch’ella vedova, la principessa Maria Ruffo, che gli portò in dote il principato di Scilla.

Al duca di Gravina fu concessa la città di San Marco col titolo di duca, mentre a Luigi Sanseverino fu assegnato il principato di Bisignano con il titolo di Grande di Spagna, seppure con un patrimonio notevolmente ridotto. Il lungo processo e la sua soluzione cambiarono profondamente la carta feudale e geopolitica del territorio calabrese.

Note

*: Non si conosce la data di nascita di Giuseppe Vespasiano, ma si può stabilire almeno un terminus a quo, essendo il terzogenito, fratello di Isabella (primogenita, nata nel 1573) e di Virginia (1574). Virginia Caracciolo era figlia di Marcello signore di Orta, patrizio Napoletano, e di Maria Caracciolo signora di Orta.

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M. Simonetta, Due lettere inedite del giovane Bernardino Telesio, «Bruniana & Campanelliana», 21, 2015, 2, pp. 429-534.

Spinelli: Principi di Tarsia, in Il Libro d’oro della nobiltà Mediterranea, consultabile su: http://www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteras/spinelli/spinelli-tarsia.htm.