di Daniele G.A. Rosselli

2 agosto 1525

Nasce da Giambattista e da Caterina (della madre non si riporta il cognome); è lo stesso Annibale Rosselli che, nel Libro V, alla pagina 272 del De Elementi et descriptione totius orbis nel Pymander Mercurii Trismegisti cum commento Fr. Hannibalis Rosseli Calabri, scrive: «concepit me mater mea Catharina ex patre Ioanne Baptista a Rosellis, bene nato et literarum haud ignaro; peperit vero apud Gimilianum oppidum, ab urbe sex miliari bus semotum, prima Dominica mensis Augusti anno 1525 in media die» (cfr. L. De Franco, Filosofia e Scienza in Calabria nei secoli XVI e XVII, Cosenza, Edizioni Periferia, 1988, p. 146).

1531-1546

A Gimigliano termina la sua prima formazione, quindi prosegue gli studi a Catanzaro e a Taverna, dove segue, tra le altre materie, lezioni di Logica, fino all’età di ventuno anni.

1550

Compiuti gli studi filosofici a Napoli, entra nell’ordine dei Frati Minori della Regolare Osservanza.

1552-1553

Per perfezionare i suoi studi, Annibale viene mandato a Parigi, presso il Gran Convento dei Cordiglieri.

1554

Sempre per motivi di studio si reca a Londra, presso il convento francescano di Greenwich.

1555

Viene ordinato sacerdote.

1554-1560

Ancora per motivi di studio si reca a Lovanio. Dopo aver conseguito il magister, egli torna in Italia. Passa per Torino e per un certo tempo studia a Firenze. Fa ritorno a Gimigliano passando per Cuma, in visita all’antro della Sibilla Cumana.

1571-1580

Insegna Teologia nella sua provincia di origine e successivamente si ritira nel convento francescano di Monte Santo presso Todi dove comincia a scrivere i suoi dieci volumi del commento ai trattati Pymander e Asclepius, appartenenti al Corpus Hermeticum. Questi costituiscono la parte filosofica e teologica di un insieme di scritti, anche di carattere astrologico, magico e medico, erroneamente attribuiti a Ermete Trismegisto, e quindi considerati antichissimi, mentre invece vengono composti molto più tardi, cioè nei primi secoli dell’era cristiana. In questi anni, il frate termina il suo imponente lavoro.

1581

Il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Padre Francesco Gonzaga (1579-1587) *, su ordine di Papa Gregorio XIII, affida ad Annibale la missione della riforma degli studi nella provincia dei Frati Minori Bernardini in Polonia, essendosi resa più acuta nella Chiesa l’esigenza di intensificare l’azione di evangelizzazione nei paesi conquistati dalla riforma **. Prima di partire per la missione di cui è stato incaricato, Rosselli passa per Roma, dimorando al convento dell’Ara Coeli, dove approva l’Enchiridion divinae scholasticaeque Theologiae di Angelo del Pas, impresso in Genova nel 1582. Rosselli arriva a Cracovia nel settembre del 1581, portando con sé il manoscritto in dieci volumi della sua opera. Alla fine di ogni volume il frate ha l’abitudine di segnalare persino l’ora in cui viene terminato, oltre al giorno, al mese, all’anno ed il luogo dove è stato scritto. Vive presso il convento di San Bernardino a Cracovia, ove inizia la sua opera di evangelizzazione e, allo stesso tempo, di insegnamento; quest’ultima attività è svolta a partire dal dicembre dello stesso anno, in qualità di docente di teologia presso l’Accademia di Cracovia.

1582

Annibale è anche famoso come celebre predicatore: si conservano solo due sermoni, il primo dei quali, di questo anno, dal titolo Resurrezione del Signore, è dedicato al Gran Cancelliere della Corona, Jan Zamojski.

1584

Parallelamente al lavoro didattico e alla riforma degli studi, Annibale lavora alla stampa dei dieci volumi del Pymander e Asclepius. In questo anno, per le stampe di Lazzaro viene alla luce in Cracovia l’opera dal titolo: Pymander Mercurii Trismegisti cum commento: Liber  IV de Coelo. Il Primate di Polonia, mons. Stanislaw Kornkovski, a cui Annibale Rosselli si rivolge per essere aiutato nella stampa dei libri già composti, dopo la lettura di questo volume ne rimane talmente entusiasta che si assume l’onere delle spese per la stampa di questo e degli altri tomi: «per cui, per il pubblico bene volentieri di certo pagherò le spese al tipografo», risponde il vescovo alla lettera di dedica del Rosselli.

1585

In questo anno, sempre per le stampe di Lazzaro viene stampato il volume Pymander Mercurii Trismegisti cum commento: Liber primus de SS. Trinitate. La dedica di questo volume è per il Generale dell’Ordine, Padre Francesco Gonzaga. Nello stesso anno viene pubblicato il Liber II de Spiritu S. et Angelis, con dedica al cardinale Ferdinando De’ Medici.

1586

In questo anno vengono stampati e pubblicati il Liber III, de Ente, materia, forma, et rebus metaphysici e il liber V De Elementi et descriptione totius Orbis. Il terzo volume è dedicato a Francesco I Granduca di Toscana (1541-1587, in carica dal 1574), ed è finanziato da Sebastiano Montelupi, informatore di Francesco I, desideroso di conoscere i fatti di Polonia e più in generale dell’Est Europa. Il quinto libro è dedicato a Stefano I Batory, re di Polonia.

1589

Il liber IX De baptismo, et de eucharistia, de Sacerdotio, de purgatorio, de comunione sub duplici specie, de adoratione Sanctorum, de Veneratione sanctarum imaginum, allisque quae pertinent ad Eucharestiae Sacramentum denique de aliis Sacramentis viene pubblicato a Poznam.

1590

In questo anno viene dato alle stampe il liber VI De Immortalitate animae qui est primus Asclepij, con dedica all’arcivescovo di Leopoli; oltre aquesti testi che vengono dati alle stampe, erano previsti dal frate, come si ricava dalla sua Exhortatio ad Lectorem con cui si apre il liber IV, altri tre libri: un settimo, De voluntate humana et hominis libero arbitrio, un ottavo De sensibus et corpore humano ed un decimo ed ultimo De mysterio Incarnationis Christi. I libri VII, VIII e X non sono pervenuti fino a noi oggi in alcuna forma. Nel 1630 fu ristampata tutta l’opera del Rosselli in Colonia a spese di Pietro Cholini.

Nello stesso anno 1590, inoltre, l’Accademia di Cracovia comprò un esemplare dell’opera e Rosselli regalò a questa gli altri volumi. I volumi sesto e nono si trovano oggi conservati nella biblioteca dei Frati Minori Bernardini a Cracovia. Come abbiamo già avuto modo di accennare, Annibale diventa presto celebre anche come predicatore: il secondo dei suoi sermoni viene pubblicato nello stesso anno, in occasione della cerimonia funebre di Stefano I, re di Polonia.

1 gennaio 1592

Annibale muore e viene sepolto nella chiesa di S. Bernardino a Cracovia. «Della lapide posta al suo sepolcro, nella chiesa di San Bernardino, a Cracovia, si rileva che egli, dal re di Polonia, Stefano Batorio, fu chiamato a Professore di teologia in Cracovia: vuol dire adunque che a richiesta di detto re, venne spedito dal Gonzaga. Rosselli pubblicò molte dotte opere, ma appresso dal lavoro e dalla vecchiaia, fu colpito da paralisi sulla cattedra mentre insegnava e pochi giorni dopo cessò di vivere il 1 gennaio 1592» (F.F. De Daugnon, Gli Italiani in Polonia dal IX secolo al XVIII, t. 2, Crema, Tipografia Plausi, 1906, p. 80).

Appendice

Citiamo qui di seguito alcuni cenni sulla fortuna e sulla notorietà di Annibale Rosselli nella storiografia filosofica.

Dal libro dell’Accattatis: «Un frate […], che nel secolo XVI per lo spazio di anni trentotto si distinse nelle più celebri accademie e d’Italia, e della Francia, e della Fiandra, e della Polonia, e dell’Inghilterra; un frate che determinossi a scrivere e a pubblicare le sue opere circa all’anno sessantesimo dell’età sua, merita certamente di aver luogo in questa biografia. Il Tiraboschi nella sua Storia della Letteratura Italiana non lo ricorda affatto; benché nominato venisse con le debite lodi dal Fabricio, dal Cardinal Bona, dal P. Possevino, dal Zavarrone, dal Nicodemo, dall’Aceti, dal P. Waddingo, ecc. – Il poco anzi lodato storico rispondendo alle doglianze di un certo nostro letterato, il quale avrebbe voluto, che non si fossero dimenticati molti nostri scrittori, rispose che, nel compilare la sua Storia non si avea preposto di far menzione di alcuni di quegli Autori napoletani il nome de’ quali non si era diffuso al di là del Garigliano. Ma trattandosi del nostro Padre Rosselli, il Tiraboschi ha torto, star volendo all’indicata sua replica. Noi daremo le brievi memorie della vita e degli studii di questo benemerito letterato della Calabria Ulteriore. Nacque egli da genitori illustri verso il 1540 in Gimigliano, terra compresa nella Diocesi di Catanzaro, dalla quale città è lontana otto miglia in circa. In latino viene detta Geminianum e Gemilianum, che non pochi interpretano Locus pomorum. Quivi oltre al Nostro autore, ebbe pur i suoi natali Tiberio Rosselli, congiunto di Frate Annibale, e discepolo del celebre Agostino Nifo; e che per la sua dottrina fu prescelto a leggere filosofia per più anni nell’Università di Salerno» (L. Accattatis, Le Biografie degli uomini illustri delle Calabrie, vol. 1, Cosenza, Tipografia Municipale, 1869, p. 81).

Secondo il Barrio: «Il nostro Luca Waddingo parlando di frate Annibale, che vestì l’abito dei Minori della regolare Osservanza, lo dice alunno della Provincia di San Francesco d’Assisi nell’Umbria. Secondo il lodato cronista, egli studiò con molto profitto e in Parigi e in Lovanio, e di poi passò nell’Inghilterra, e infine professò Teologia primamente in Todi, tra Perugia e Narni, nel convento di Montesanto; e appresso in Cracovia nella Polonia nel convento di San Bernardino. Per lo spazio di anni dieci egli dimorò in Todi, nel quale tempo applicassi con tutte le forze a commentare il Pimandro di Mercurio Trismegisto, siccome si rileva dalla sua Prefazione al Libro IV de Coelo, pubblicato in Cracovia nella stamperia di Lazzaro, l’anno 1584 in fogli Dall’epistola dedicatoria di detto libro al Principe Stanislao Karukouski Arcivescovo di Gnesna e Primate del regno di Polonia, si rileva che Frate Annibale dalla città di Todi fu mandato dal Ministro generale dell’ordine (Frate Francesco Gonzaga, de’ Duchi di Mantova) nella Polonia, al fine di propagare in quel regno la sua Religione. In fine di detta epistola si legge: ‘Vale, et mei peccatoris memineris in orationibus tuis, qui triginta octo annos sub variis Academiis et disciplinis consumpsi, nunc vero ago aetatis meae annum sexigesimum, et non dum didici conoscere me ipsum’» (G. Barrio, De antiquitate et situ Calabriae, vol. 3, Roma, Iosephum de Angelis, 1571; cfr. A. Rosselli, Commentario al Pymander di Ermete Trismegisto, Epistula ad Lectorem, Liber IV, Cracovia, 1586, p. 4).

Grandi sono le lodi che l’Arcivescovo Karukouski scrive a Frate Annibale Rosselli in una lettera, che è al principio del suo libro IV. Ecco le parole, fra le molte che si tralasciano: «Amavi enim te, cum propter integritatis, modestiae, pietatis doctrinaeque famam; tum propter eam operam, et industriam, quam in excolenda apud nos vinea Domini, magno cum fructu hominum nostrorum, parique tua laude consumi». E di seguito parlando del suo stile dice:«Scribendi vero genus nec obscurum est, nec incultum, planeque Theologicae, et Philosophicae disputationi conveniens; nihil ut in eo libro reperiam, quod non putem doctissimum quemque esse probaturum» (A. Rosselli, Commentario al Pymander di Ermete Trismegisto, Epistula ad Lectorem, Liber IV, Cracovia, 1586, p. 4).

Il Possevino, il Wadding ed altri ricordano una dotta opera del Rosselli col titolo De Septem Sacramentis (Posnaniae apud Joan, Volrabum anno 1590). Il cardinal Bona nella sua Psalmodia parlando del nostro autore, così scrive: «Hannibal Rosellius Calaber, cuius est in Pymandrum Trismegisti ingens Commentarium, omnem fere Philophiam, et  Theologiam complectens» (L. Accattatis, Le Biografie degli uomini illustri delle Calabrie, cit., p. 82). Sempre il Wadding ricorda altri due grandi volumi del Rosselli: Concionum et homeliarum in Evangelia, che restarono inediti.

G.M. Olivier-Poli e Louis Mayeul Chaudon, nel Nuovo dizionario istorico: ovvero, Istoria in compendio di tutti gli uomini che si sono renduti celebri per talenti, virtù, scelleratezze &c. (Napoli, per Michele Morelli, 1794), scrivono: «Rosselli Annibale, di nascita calabrese, fu un dotto e laborioso scrittore dell’Ordine de’ Minori osservanti del XVI secolo; ma della sua vita nulla più abbiam potuto saperne fuor di quel poco, che rilevasi dalle dedicatorie e prefazioni delle sue opere. Dice, che dopo essersi trattenuto alcuni anni in Parigi ed in Lovanio, scorse le migliori città ed università dell’Italia, che fu indi mandato per qualche tempo missionario in Polonia, che ivi fu professore di teologia in Cracovia, e che poi venne a stabilirsi di permanenza in Todi nell’Umbria, ove l’amenità del sito e l’urbanità degli abitanti molto ricreavano il di lui animo, onde godere di quella quiete ed ilarità, troppo necessarie per sollievo di chi sta applicato agli studi. […] Scrisse altresì un trattato de Septem Sacramentis, Posnania 1580 in foliis, commentato dal Card. Bona».

Luigi De Franco nel suo Filosofia e Scienza in Calabria nei secoli XVI e XVII parla così del nostro personaggio: «Annibale non fu un filosofo di forte originalità; egli fu un grande controversista ed un abile difensore delle teorie, anche le più estreme, della dottrina cattolica; di queste egli fu uno strenuo banditore insieme al suo amore per i misteri dell’ermetismo; la difesa delle tesi più intransigenti della dottrina cattolica vengono introdotte da Annibale anche quando il suo intento pare rivolto a questioni puramente speculative. Difensore e banditore della religione cattolica, Annibale è però anche un profondo conoscitore di tutta la filosofia greco-romana, araba e medievale. I suoi excursus storici, dimostrano che egli ha letto e studiato una mole ingente di testi, che sa abilmente utilizzare e far servire ai suoi scopi. Come controversista è indubbiamente abile e talora persino un poco subdolo; allorché deve combattere una tesi, che non lo trova molto contrario, sono più gli argomenti a favore di essa che egli apporta che non quelli a sfavore. Qualunque sia la tesi che egli deve sostenere, Annibale non rinuncia mai a combattere le posizioni da lui ritenute erronee; la sua posizione sarà tanto più valida quanto più sarà stata corroborata dal confronto con le altre. Controversista esperto, conoscitore non superficiale della storia del pensiero filosofico, Annibale ritenne di affidare il ricordo di sé all’ingente fatica del commento al Trismegisto; nella lettera di dedica al Cardinal Gonzaga, cui offre il suo primo volume, egli presenta il suo Mercurio così come egli, forse, avrebbe desiderato che di lui nel futuro si parlasse: ‘Hai fatto Mercurio Trismegisto, re antichissmo, re sapientissimo, che ha bene meritato ogni lode per la scienza, che in maniera egregia discorre della nostra sacra religione cristiana, ornato dei suoi indumenti regali’ (Pymander, liber I). Il destino però non gli fu molto amico; il suo immane lavoro non ebbe molti lettori, i quali non ritennero che egli avesse ben meritato ogni lode per la scienza. È giusto però e doveroso trarlo fuori da questo immeritato oblio, anche se questo deve servire solo a segnalarlo come esempio di un grande impegno e di un grande amore per quella che egli riteneva essere la vera scienza» (L. De Franco, Filosofia e Scienza in Calabria nei secoli XVI e XVII, Cosenza, Edizioni Periferia, 1988).

Maria Muccillo nel suo articolo L’ermetismo “scolastico” di Annibale Rosselli e la dottrina della Trinità afferma che nello studio dei testi di Annibale Rosselli «colpisce, rispetto alla precedente tradizione ermetica, l’adozione del metodo scolastico che si manifesta nella scelta del “commento” e della “quaestio”: con ciò il testo di Ermete viene sottoposto alla sessa tecnica esplicativa che si adottava all’epoca nelle Università sui testi canonici delle facoltà filosofiche, teologiche e mediche, con un ampio corredo di questioni e di digressioni volte a illustrare e a risolvere le complesse problematiche offerte dai vari argomenti. La volontà di ‘curare’ il testo di Ermete per lo meno come i testi di altri importanti autori antichi come Aristotele e Platone [...] certamente introduce una novità nell’uso del testo di Ermete che era stato, e anche ampiamente, utilizzato, ma quasi sempre come elemento di supporto alla spiegazione di altri testi. [...] In Rosselli il rapporto tra testo ermetico e testo sacro o altri testi della tradizione filosofica appare rovesciato: esso costituisce il testo di base alla cui elucidazione tutti gli altri servono da supporto. Significativo appare anche il carattere ‘enciclopedico’ dell’ermetismo di Rosselli, che vede nel discorso ermetico una summa di tutto il sapere teologico, filosofico e scientifico e lo impiega come valido punto di riferimento per la conferma e la interpretazione delle più svariate dottrine, e come occasione vasta trattazione della storia delle filosofia sia antica che medioevale. Infine non priva di interesse, sia rispetto alla tradizione ermetica precedente sia nel panorama della cultura tardo rinascimentale, sembra l’utilizzazione dell’ermetismo come strumento di difesa dell’ortodossia cattolica e di lotta anticlericale. [...] in Rosselli la difesa dell’ortodossia cattolica, soprattutto in funzione antiunitariana, è programmatica, esplicita e sistematica. Questo intento si precisa, [...] proprio negli anni del soggiorno polacco del Rosselli, dietro la spinta di problemi di ordine culturale e religioso propri di un ambiente in cui fiorivano numerose le sette ereticali, soprattutto quella dei neo ariani legati all’insegnamento di Serveto, e dei suoi seguaci [...]. Ciò spiega [...] l’accento posto sul carattere ortodosso e cattolico delle dottrine ermetiche  nelle varie epistole ad lectorem e nelle dediche a illustri personaggi con sui si aprono i libri del Commentarium; [...] È probabile che l’idea di utilizzare il suo Commentarium nella concreta battaglia antiereticale in cui era impegnata al momento la Chiesa Cattolica in Polonia , si sia ripresentata al Rosselli più tardi rispetto all’epoca della sua composizione e che la sua riflessione sulla ‘sacra pagina’ ermetica nella quiete del convento tudertino avesse inizialmente il carattere di una squisita e del tutto individuale esperienza mistica, pur nell’intima ed assoluta convinzione dell’ortodossia delle dottrine su cui si veniva meditando [...] non toglie tuttavia significato all’iniziativa di Rosselli e alla sua idea di poter assumere, lasciata da parte la Bibbia, fonte delle più radicali contrapposizioni fra cattolici, riformati e vari tipi di eretici, come base della discussione teologica (oltre che di ogni forma di sapere filosofico e scientifico) il testo di Mercurio, e cioè una ‘nuova Bibbia’, più chiara, e meno contraddittoria, sicuro di arrecare così anche un utile contributo alla causa della pacificazione religiosa» (M. Muccillo, ‘Mens’ in alcuni autori del tardo Rinascimento: Annibale Rosselli e Francesco Patrizi in Fra Teologia e antropologia. Il concetto di Mente dal mondo antico all’età contemporanea, a cura di E. Canone, Firenze, Leo S. Olsch ki, 2005, pp. 241-284).

Note

*: Ministro generale è il titolo che viene concesso al moderatore supremo dell’Ordine dei Frati Minori. Al tempo l’Ordine era diviso tra i Frati dell’Osservanza e i Conventuali. La Chiesa diede il sigillo dell’Ordine al Ministro Generale dell’Osservanza chiamato sino ad oggi: «Ministro Generale di tutto l’Ordine dei Frati Minori».
**: Si consulti la lettera del Papa Gregorio XIII con cui si notifica ad Annibale Rosselli la decisione di trasferirlo in Polonia (cfr. Regestum pontificium in Annales Minorum sue trium Ordinum a S. Francisco institutorum ab anno MDLXXV usque ad annum MDLXXXIV, tomus XXI, Florentiam, ad Claras Aquas [Quaracchi], 1934, pp. 560-561).

Bibliografia

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