di Domenico Campana

1500

Francesco Franchini nasce a Cosenza o nel Cosentino nel 1500. La data di nascita si evince dall’epigrafe posta dagli eredi Jacopo Sforza e Giambattista Franchini sulla sua tomba, nella chiesa di Trinità dei Monti, a Roma, ove si legge che egli visse 59 anni, e che fu vescovo di Massa e di Piombino dal 1556 al 1559. Circa il luogo di nascita, esso è desumibile da più luoghi dei suoi versi ed egli stesso nei suoi scritti si definisce «cosentino». Poeta e letterato formatosi nell’ambito di quell’umanismo calabrese, ed in particolare cosentino, che ebbe come suoi primi rappresentanti Aulo Giano Parrasio (1470-1521), Antonio Telesio (1482-1534) e Crasso Pedacio (fl. 1480-1512). Si tenga conto che durante l’età scolare del Franchini, ossia tra i dieci e i quattordici anni, il Parrasio si trovava a Cosenza, dove esercitava il ruolo di insegnante di greco e di latino. Al mestiere delle armi, iniziato sin da giovanissimo, e portato avanti per oltre un ventennio negli eserciti imperiali, Francesco Franchini univa il culto delle scienze umanistiche e il componimento di versi latini.

1524-1532 ca.

Fino al 1524 non si hanno notizie sulla sua vita. Di certo si sa che dopo questa data si allontanò da Cosenza e dalla Calabria: da un epitaffio contenuto nei Poemata, risalente al 1544, risulta che il Franchini fosse già da «quattro lustri» lontano dalla sua patria; né sembra che vi sia mai tornato in seguito o vi avesse famiglia. Ciò nonostante, egli serbò sempre il ricordo del suo paese natale, come si legge tra l’altro in una sua lettera scritta a Roma, presumibilmente intorno ai primi anni Trenta, a Coriolano Martirano (1503-1557 ca.), lettera nella quale il Martirano è invitato, insieme ad altri comuni amici calabresi, nella dimora del Franchini, per una cena a base di pietanze tipiche calabresi, di cui il Franchini fornisce un preciso elenco; nella lettera compare anche un riferimento ad Antonio Telesio (1482-1534): «Ne te crassinam diem aedibus tuis summo cum ocio acturum putes, indico tibi bellum domi meae magna contentione gerendum. Ad prandium enim te, et tuos voco ubi hostes prope inhumanos reperies. … Tylesius quoque velim accersatur, ut tot cives in alieno solo una coniuncti Romae Cosentiam videre videamur» (C. Martirano, Epistolae familiares, Neapoli, 1556, ff. 35r-v; l’epistolario del Martirano contiene anche una lettera di risposta al Franchini, di datazione incerta, ff. 36r-37r).

Non sono chiari i rapporti del Franchini con i Telesio. Sicuramente conosceva Antonio, come si evince dalla lettera al Martirano. Inoltre, come lasciano intendere le memorie lasciate nei suoi scritti, la meta della sua partenza da Cosenza, nel 1524, fu la città di Roma; ed in quegli anni ebbe di certo a leggere la prima raccolta dei Poemata di Antonio Telesio, edita a Roma proprio nel 1524. Nei suoi Poemata (1554), il Franchini ricorderà, di quella prima raccolta, il carme telesiano Lucerna.

1532

Nel 1532 Giano Teseo Casopero (1509-1537/1538), poeta originario di Cirò, giunge a Roma al termine di un viaggio avventuroso. Prostrato dal viaggio e deluso dal clima di abbandono in cui giaceva la città dopo il Sacco del 1527, il Casopero chiede aiuto al Franchini per poter rientrare in Calabria (M. De Nichilo, Casopero, Giano Teseo, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 21, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1978, pp. 415-417).

Troviamo memoria di queste vicende nella biografia di Paolo da Montalto (Paulum a Montealto Scyllicaeum, Jani Thesei Casoperi Psychronaei Vita, Venetiis, De Vitalibus, 1535).

1535

Muore Francesco II Sforza duca di Milano.

Il figlio di Paolo III (al secolo Alessandro Farnese, 1468-1549), Pier Luigi (1503-1547), riceve da Carlo V il ducato di Parma e di Piacenza, mentre il nipote Ottavio sposa la vedova di Alessandro de’ Medici, Margherita d’Austria, figlia naturale di Carlo V.

5 aprile 1536

Franchini si trova a Roma in occasione dell’arrivo di Carlo V vittorioso dopo il celebre assedio di Tunisi. A Roma, Carlo V è accolto da Paolo III. Risalendo la penisola, questi passa in rassegna le terre del Regnum Italiae.

Da questo momento in poi, l’itinerario del Franchini si puo desumere, almeno in parte, dagli spostamenti di Carlo V, essendo egli al servizio di Ottavio Farnese.

1541

Il Franchini partecipa, al seguito dell’imperatore Carlo V, al disastroso tentativo della conquista di Algeri. In ottobre, l’imperatore, resistendo all’avviso dei suoi più autorevoli capitani e del suo ammiraglio Andrea Doria, che sconsigliavano l’impresa in una stagione in cui il mare era solitamente pericoloso, mobilita l’esercito: Carlo V è sicuro della superiorità delle sue forze militari. L’armata, formata da nobiltà e soldati di Spagna e d’Italia e da milizie tedesche, parte dunque il 18 ottobre da Maiorca e, riuscendo a sbarcare le prime milizie sul lido africano, ingaggia i combattimenti contro turchi e moreschi. Il 25 dello stesso mese, un brusco peggioramento delle condizioni climatiche con crescente vento di borea, impedisce lo sbarco di ulteriori uomini e mezzi, mettendo l’armata in balìa dell’uragano e dell’incessante pioggia; più di centosessanta navi da trasporto ed una quindicina di navi da guerra andarono perdute, mentre a terra i difensori, animati dagli eventi favorevoli, mettevano a morte i cristiani, non concedendo loro neppure la prigionia e la successiva schiavitù.

Il Franchini, al fianco degli altri combattenti rimasti a bordo delle navi in balìa dell’uragano, ci lascia il vivido racconto della vicenda, con le sue personali impressioni, nell’elegia De suo naufragio (Poemata, 1554, pp. 100-105).

1541-1542

Durante il soggiorno in Spagna, il Franchini, al servizio di Ottavio Farnese, frequenta diverse personalità di corte, tra le quali Luigi D’Avila, Giuliana d’Aragona, Maria Mendoza, Ferdinando Cortez, Juan Martinez. Per essi comporrà degli epigrammi, che saranno pubblicati nei Poemata.

1544

La quarta guerra franco-spagnola si conclude con le truppe imperiali sulla via di Parigi, e la richiesta di pace da parte di Francesco I. L’accordo viene siglato a Crépy il 18 settembre.

Nell’autunno dello stesso anno, muore il padre di Franchini. L’episodio è desunto da un epigramma dei Poemata (Epit. Patris, lib. iii, pp. 68-69).

Dopo il 1544 risulta che il Franchini rientra a Roma. Di ritorno dalla Francia, passa prima da Bologna, città dalla quale scrive un epigramma a Pietro Aretino (1492-1556). Cfr. Poemata, 1554, lib. i, p. 27.

1545

Dalle Fiandre, Franchini scrive due lettere all’Aretino, risalenti al mese di maggio. Sempre dalle Fiandre Franchini scrive ai figli di Ottavio Farnese e Margherita d’Austria, Alessandro e Carlo Farnese (cfr. L. Nicoletti, Un umanista cosentino del Cinquecento: Francesco Franchino, Cosenza, R. Riccio, 1919).

1546

A quest’anno risale il soggiorno di Franchini, sempre al seguito del Farnese, a Budapest, in Ungheria.

1547

Franchini ritorna a Roma. Muoiono, nel corso dell’anno, due personalità eminenti della cultura romana: Pietro Bembo (1470-1547) e Vittoria Colonna (1490-1547). Nello stesso anno, a Piacenza, il 10 settembre, viene assassinato Pier Luigi Farnese. Gli storici ipotizzano che ciò sia avvenuto con il tacito consenso di Carlo V. È da questo periodo che i rapporti tra Paolo III Farnese e Carlo V cominciano ad inasprirsi.

1548

Nel mese di giugno, l’Aretino invia una lettera al Franchini, scusandosi per avere indugiato a scrivergli, in cui mostra di essere rattristato «de i sinistri» che «in sì strana maniera hanno proceduto contra di quel’Duca Ottavio [Farnese], che sarà sempre riverenza della mia divotione»; e ricordando al Franchini «i benefitij dal padre suo ricevuti» (P. Aretino, Il quarto libro delle Lettere di M. Pietro Aretino, in Parigi, appresso Matteo il Maestro, 1609, pp. 249-251: 249-250).

1549

Nel mese di gennaio il fratello di Franchini, Salvatore, prende moglie.

L’8 aprile 1549 Bernardino Maffei (1514-1553), personaggio legato al Franchini, diventa cardinale.

Il 10 ottobre muore, all’età di 82 anni, Paolo III. Nel febbraio 1550 viene eletto Giulio III (al secolo Giovanni Maria Ciocchi del Monte).

1551

Nell’estate del 1551, con la complicità di Basilio Zanchi, Franchini corteggia e si innamora di Imera. È il periodo durante il quale il Franchini dedica versi anche a Livia Colonna. Nel settembre-ottobre il Franchini è nuovamente all’estero, dove gli giunge probabilmente notizia del tentativo di avvelenamento, a Parma, di Ottavio Farnese e di Margherita d’Austria.

1554

Sono pubblicati a Roma, presso lo stampatore vaticano Giovanni Onori (fl. 1535-1554), i Poemata del Franchini.

1556

Il Franchini, sotto la protezione del cardinale Alessandro Farnese, è nominato da Paolo IV (al secolo Gian Pietro Carafa, papa dal maggio 1555) vescovo di Massa e di Piombino.

28 agosto 1556

Abdicazione di Carlo V. Al momento dell’abdicazione, il re consegna la corona d’Austria al fratello Ferdinando I (il quale, nel 1558, assume il titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero, mantenendolo fino al 1564), e la Corona di Spagna, con tutti i suoi domini, al figlio Filippo II.

1558

Esce a Basilea la riedizione dei Poemata. L’edizione viene realizzata da Pietro Perna (1557-1582), stampatore di origini lucchesi. Quest’ultimo è ricordato dal Franchini, nella edizione, come «magnifico ac splendido viro». Come si riporta nell’introduzione dell’opera, l’edizione comprende un sesto libro di epigrammi, che data verosimilmente dal 1554 al 1558.

Il 21 settembre muore Carlo V nel monastero di S. Giusto nell’Estremadura, in Spagna.

1 novembre 1559

Muore Francesco Franchini, le cui spoglie giacciono nella chiesa di Trinità dei Monti in Roma. L’epigrafe posta dagli eredi Jacopo Sforza e Giambattista Franchini recita come segue: «Episcopo Massae et Populoniae, prudenti acrique viro ayque venusto poetae, qui Phoebi Martisque Castra secutus retulit ad patrios bina trophea lares» (P. Crupi, Benedetto Croce e gli studi di letteratura calabrese, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2003, p. 51).

I Poemata

L’edizione stampata in Roma nel 1554, consta di una prima sezione, contenente un lungo florilegio di carmi (per citare i più importanti: Manna, pp. 5-24; De Italia, De Germania, De Gallia, De Hispania, De Belgis, pp. 67-89; Ad Leuciam, pp. 91-93, 97-99; De suo naufragio, pp. 100-105; Ad Himeram, pp. 123-125), e i cinque libri degli epigrammi. Questi ultimi sono databili, grosso modo, come segue: (i) 1521-1534; (ii) 1534-1541; (iii) 1541-1547; (iv) 1547-1551; (v) 1551-1554.

A questa prima edizione ne seguì un’altra, stampata a Basilea dal Perna, risalente al 1558, e contenente una dedica ad Ascanio Marzo, ambasciatore di Filippo II in Svizzera. Quest’ultima ristampa presenta l’aggiunta di un sesto libro, composto da una quarantina di epigrammi inediti, forniti all’editore, all’insaputa dell’autore, da comuni amici. Tra essi vi era Ottaviano Raverta, che si preoccupò di rivedere e correggere il libro prima di darlo alle stampe. Il sesto libro della riedizione di Basilea, come si è detto, data verosimilmente dal 1554 al 1558.

A causa di alcuni versi satirici, ed altri amorosi, contenuti nell’edizione del 1554, i Poemata furono segnati, nell’anno stesso della morte del poeta, nell’Indice dei libri proibiti. Come precisa il Croce (B. Croce, Un poeta latino poco noto. Francesco Franchini, «Quaderni della Critica», 16, 1950, pp. 39-55: 44), i versi posti sotto accusa furono composti dal Franchini, in buona parte, nei suoi anni giovanili. Inoltre, c’è da ricordare che la raccolta fu pubblicata due anni prima che l’umanista assurgesse alla carica episcopale. Nella parte inedita della ristampa del 1558 di Basilea, invece, si leggono epigrammi in elogio di Paolo IV e di altri prelati della Chiesa.

Notava già il Perna editore, animato da una sincera e viva ammirazione letteraria nei riguardi dell’autore, come il Franchini medesimo potesse elevarsi a tanta eleganza nei suoi carmi, avendo egli sin da giovanissimo seguito il duro lavoro di Marte. E, nel lodare le varie parti della raccolta, il Perna non tralasciava di difendere l’autore per le troppo vivide sfumature sensuali di qualche elegia o epigramma, finiti nell’Index librorum prohibitorum.

Nel suo saggio il Croce ritenne che la raccolta dei Poemata fosse ingiustamente finita nell’oblio da parte della critica. Il Franchini, spiega lo studioso, non verseggiava invano in latino; il poemetto che apre la sua raccolta, Manna, come l’elegia del poeta sul suo naufragio, sono alcuni dei migliori esempi del vigore e della vitalità che la poesia del Franchini esprimeva; e gli stessi epigrammi riflettono una fluidità poetica e una forza espressiva che derivavano dalla personalità ma anche dalla solida formazione umanistica dell’autore. Un ulteriore, non secondario aspetto che occorre prendere in considerazione rileggendo l’opera del Franchini, che ne accresce il valore poetico e il significato storico-politico, è la natura narrativa e autobiografica di molti dei suoi componimenti; il Franchini nei suoi versi esprimeva innanzitutto la sua anima e la sua vita, ed è attraverso la sua poesia che si riesce ad avere un quadro più preciso della sua vicenda personale e della fitta rete di relazioni intercorsa con i suoi corrispondenti, che ci restuiscono ampi tratti del contesto storico-sociale e politico nel quale egli visse, che resta di importanza fondamentale per la ricostruzione delle controverse dinamiche della storia europea del xvi secolo.

Bibliografia

Opere

Francisci Franchini Cosentini Poemata, Romae, typis Ioannis Honorij bibliothecae Vaticanae instauratoris, et haeredum Natalis Veneti, Cal. Sept. 1554.

Francisci Franchini Cosentini ... Poemata. Manna. Heroes. Italia, Germania. Gallia. Hispania. Belgae. Elegiae. Epigrammatum libri sex, Basileae, apud Petrum Pernam, 1558.

Fonti e studi

P. Aretino, Il quarto libro delle Lettere di M. Pietro Aretino, in Parigi, appresso Matteo il Maestro, 1609.

B. Croce, Un poeta latino poco noto. Francesco Franchini, «Quaderni della critica», 16, 1950, pp. 39-55.

P. Crupi, Benedetto Croce e gli studi di letteratura calabrese, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2003.

M. De Nichilo, Casopero, Giano Teseo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 21, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1978, pp. 415-417.

A. Guaglianone, Un poemetto sconosciuto su San Francesco di Paola dell’umanista cosentino Francesco Franchini (1500-1559), «Atti dell’Accademia Pontaniana», xiii, 1964, pp. 3-19.

F. Fiorentino, Bernardino Telesio, ossia Studi storici sull’idea di natura nel Risorgimento italiano, 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1872-1874.

C. Martirano, Epistolae familiares, Neapoli, 1556.

P. da Montalto, Jani Thesei Casoperi Psychronaei Vita, Venetiis, De Vitalibus, 1535.

L. Nicoletti, Un umanista cosentino del Cinquecento: Francesco Franchino, Cosenza, R. Riccio, 1919.

L. Perini, La vita e i tempi di Pietro Perna, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2002.

S. Spiriti, Memorie degli scrittori cosentini, Napoli, tip. De’ Muzij, 1750.

M. Turchi, Francesco Franchini, Cosenza, Pellegrini, 1969.

F. Ughelli, Italia Sacra, sive De episcopis Italiae, Venetiis, apud Sebastianum Coleti, 1717.