di Jean-Paul De Lucca

1520

Nasce nell’antica città di Crotone Giano (o Giovanni) Pelusio, figlio di Nicolò e Angela Messala, che sin dall'infanzia favoriscono e nutriscono i suoi studi. Riceve la sua prima formazione dallo zio materno, Nuzio Messala, canonico della cattedrale di Crotone. È quindi allievo dell'umanista cosentino Giano Cesareo e più tardi di Francesco Vitale, colui che – scriveva Sertorio Quattromani – «ammaestrò la gioventù cosentina nelle belle lettere» [1] e di cui fu discepolo anche Bernardino Telesio. Alcune fonti riferiscono inoltre che in un primo momento fu anche allievo di Giovanni Crasso, noto maestro del Parrasio.

Della sua adolescenza si hanno scarse notizie ma si ritiene che da giovane prese l’abito ecclesiastico e fu ammesso agli ordini minori, per poi recarsi a Napoli e quindi a Roma.

1560

Esce a Napoli la sua prima opera nota, il De futuro et proximo iudicio codicillus (apud Mattiam Cancer).

1567

Anno importante, in cui vede la luce a Napoli, presso il tipografo Giovanni de Boy, la prima antologia pelusiana con il titolo Lusuum libri quattuor, più tardi ristampato a Parma (1581 e 1592). Gran parte di questa collezione è costituita da carmi, inni e poesie – talvolta scritti su commissione – dedicati a uomini e donne illustri oppure composte in occasione di avvenimenti importanti. Tra questi troviamo versi scritti in lode a Bernardino Telesio [2] e a suo fratello Tommaso, vescovo di Cosenza, e ad altri letterati e filosofi quali Bernardino Rota e Giovanni Battista Della Porta. Questa pubblicazione contribuì senz’altro a rendere note le capacità letterarie del poeta crotonese presso mecenati e potenziali protettori.

Nello stesso anno esce, per le stampe del medesimo tipografo, una delle maggiori opere oratorie del Pelusio, l’esortazione Ad proceres Christianos cohortatio, anche questo ristampato successivamente a Parma nel 1581. Composta con ogni probabilità durante o immediatamente dopo l’assedio di Malta del 1565 per opera delle forze ottomane di Suleimano il Magnifico capitanate dal pirata Dragut, questa esortazione si rivolge ai sovrani cristiani europei, in primis Filippo II di Spagna, affinché cessino le ostilità e le violenze tra di loro per unirsi in maniera compatta nella difesa dell’isola dei cavalieri gerosolimitani. Ben consapevole delle tragiche conseguenze per la sua terra e per l’intero continente in caso della caduta del baluardo strategico che era la fortezza di Malta, con tono erudito ma deciso il Pelusio rimprovera ai sovrani di essersi dilaniati nel soccorrere l’Ordine di Malta, l’eroicità del quale viene messa in rilievo dal poeta. Oltre alla prossimità geografica, la massiccia presenza a Malta di cavalieri provenienti dalle casate più note della Calabria e di tutto il Regno di Napoli, nonché i vari priorati e commende dell’Ordine sparse per tutta l’Italia meridionale, rendeva queste terre particolarmente partecipi e coinvolti in queste funeste vicende. Ciò spiega anche la tempestività con la quale notizie inquietanti raggiungevano il litorale calabro – notizie di cui era a conoscenza il Pelusio stando su quanto trapela dai versi e dai toni del Ad proceres Christianos cohortatio. Ma oltre a rappresentare una fonte importante per gli eventi accaduti e una prospettiva interessante su di essi, questo scritto non manca di valore dal punto di visto politico, sia a livello teorico che pratico. Esso infatti esprime in forma oratoria e poetica – come fece prima il celebre Marchese di San Lucido e come farà più tardi il Campanella ne La Città del Sole – quel desiderio di una Europa unità e pacificata nonché di un cristianesimo riunificato dopo le spaccature drammatiche tra cattolici e protestanti. Certo tale visione veniva manifestata in varie forme e con vari accenti negli scritti di autori da tutto il continente, ma nel caso di quelli originari dell’Italia meridionale si vedono chiaramente le radici di questa prospettiva nelle vicende vissute in un momento particolarmente insidioso per via di una minaccia reale e identificabile. L’opera di Pelusio coglie a pieno i rischi della frammentazione e dell’indifferenza e si presenta come un elegante manifesto per l’auspicata unione intesa a far fronte al nemico comune.

1579

Su raccomandazione dello stimatissimo cardinale e letterato calabrese Guglielmo Sirleto – gia’ vescovo in Calabria e allora Bibliotecario Apostolico, nonché protettore di Giano Cesareo così come di altri suoi conterranei –, Pelusio viene assunto dal potente Alessandro Farnese (1545-1592), futuro duca di Parma e Piacenza, come precettore del primogenito ed eventuale reggente e successore Ranuccio (1569-1622) e del fratello Odoardo (1573-1626), elevato alla porpora nel 1591. Si trasferisce quindi da Roma a Parma, dove rimarrà al servizio della corte dei Farnese fino al 1592. Sarà questo il periodo più proficuo e fecondo della sua attività poetica e letteraria.

In questo anno appaiono a Parma per il tipografo Seth Viotti la Oratio in funere illustrissimi Fabii Farnesii, commemorando la morte di Fabio Farnese (n. 1547) durante la guerra di Fiandra, e la Oratio habita in nuptiis illustrissimi comitis Renati Borromaei et illustrissimae Hersiliae Farnesiae, celebrando il matrimio tra la sorella di Alessandro Farnese, Ersilia (1565-1596), e il conte di Arona Renato Borromeo (1555-1608).

1580-1583

Oltre ad ammaestrare i figli dei Farnese, Pelusio svolgeva spesso il ruolo di oratore di corte. Molte delle sue opere furono stampate a Parma (presso Erasmo Viotti) e a Piacenza (presso Giovanni Bazzachi). Appare a Parma nel 1580 il Pro militibus adversus iurisconsultos, ad Proceres oratio. Nel 1581 vengono stampate i Poematum libri duo, l’orazione In Placentiae laudem ad Placentinos e un canto nuziale in occasione del matrimonio strategico – annullato di lì a due anni – tra il futuro duca di Mantova Vincenzo Gonzaga (1562-1612) e Margerita Farnese (1567-1643), figlia di Alessandro (Serenissimorum principum Vincentii Gonzagae, et Margaritae Farnesiae epithalamion). L’anno successivo Pelusio pubblica la De dubiis epistola facetissima contro un’elegia che lo metteva in cattiva luce scritta da Giovanni Ponzio (1504-1599). Oggetto di vari altri scritti, l’antagonismo tra i due aveva le sue origini nel fatto che il Pelusio era subentrato proprio al Ponzio come precettore del giovane Ranuccio. Anche se il Ponzio aveva ormai perso quasi del tutto la vista pare che egli non aveva apprezzato la sua sostituzione e si scagliò contro il suo successore. Nel 1583 viene stampato il volume Epistola, apologetica et criminatoria di Pelusio.

1585

Nel 1585 il tipografo piacentino Bazzachi da alle stampe il canto nuziale in stile classico composto da Pelusio per commemorare l’unione matrimoniale tra il marchese Alessandro Pallavicini (1570-1645) e Lavinia Farnese (1572-1605), figlia naturale del Duca di Parma e Piacenza Ottavio Farnese (1524-1586) (Alexandri Pallavicini curiae maioris, Buxeti, et Fidentiae illustrissimi marchionis, et Laviniae Farnesiae virginis illustrissimae et pulcherrimae Epithalamion). Un altro matrimonio importante ricordato nei versi di Pelusio è quello celebrato in quel anno a Saragozza tra il duca Carlo Emanuele I di Savoia (1562-1630) e l’infanta di Spagna Caterina Michela (1567-1597). Il De nuptiis Caroli Emanuelis serenissimi Sabaudiae ducis, ... et augustissimae Catherinae Austriacae Philippi serenissimi et invictissimi Hispaniarum regis filiae, Protei vaticinium viene stampato a Piacenza da Giovanni Bazzachi. Vede anche la luce un poema commemorando la restituzione da parte di Filippo II di Spagna della cittadella di Piacenza a Ottavio Farnese, per merito delle imprese militari del figlio Alessandro (De concessione arcis Placentinae). Nello stesso anno Pelusio pubblica un’orazione in memoria del cardinale Carlo Borromeo, cugino del suddetto conte di Arona morto pochi mesi prima, con il titolo Caroli Borrhomaei illustrissimi et optimi cardinalis S. Praxedis Mediolanensisque archiepiscopi Epicedion.

Risalgono a questi anni alcuni scritti mai stampati e ritrovati nel carteggio del cardinale Sirleto custodito nella Biblioteca Vaticana, come la Carmina in obelisci vaticani traslatione e la Carmina quibus fere omnia commemorat quae Sixtus V ab initio sui pontificatus ad hanc usque diem fecit.

1591

Nel 1591 vengono stampate sempre a Parma presso Erasmo Viotti gli Aphtoschediasmata dedicate al cardinale nipote Paolo Camillo Sfondrati (1560-1618), elevato alla dignità cardinalizia dallo zio Gregorio xiv nel dicembre 1590. Nel marzo 1591 viene creato cardinale il giovane Odoardo Farnese e in quella felice occasione il Pelusio, suo precettore, non mancò di dedicargli dei versi di congratulazione (Serenissimo Odoardo Farnesio in sacrosanctum Senatum cardinalium allecto Iani Pelusii Crotoniatae gratulatio). Appare anche in questo anno l’elegia funebre ad Marium Farnesium virum illustrissimum.

1592

Anno cruciale, in cui vedono la luce a Parma, per il tipografo Erasmo Viotti, diverse opere del Pelusio: Odarum libri duo (dedicato al cardinale Odoardo Farnese), Hymnorum libri duo (dedicato al neo-eletto papa Clemente viii) e i Poematum libri duo. Vengono stampate inoltre le interpretazioni pelusiane di classici mitologici: Coluti Thebaei Helenae raptus (dedicato a Ranuccio Farnese), commentando il testo di Colluto ritrovato in Calabria dal cardinale Bessarione, e Tryphiodori aegyptii grammatici et poetae sull’opera dell’autore greco Trifiodoro.

Con la morte del duca Alessandro Farnese il 3 dicembre e la successione al ducato da parte del ventitrenne Ranuccio, Pelusio si trasferisce nuovamente a Roma dove vivrà i suoi ultimi anni di vita. Gia’ nell’anno successivo appare a Roma presso la tipografia Gabiana il Neniarum liber primis dedicato a Clemente viii.

1600

Giano Pelusio muore a Roma il 10 febbraio 1600 e viene sepolto nel vestibolo laterale della chiesa di S. Eustachio [3] «ove in pie’ del suo mezzo busto in marmo, oltre dello stemma gentilizio» – riferisce Giambattista de Tomasi di Gallipoli nella Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli (1819) – vi era posta la seguente iscrizione riprodotta dall’Amaduzzi e da altre fonti:

D.O.M.
hic iacto invitus ianus pelusius urbsque
magna croto magnae graeciae habere
dedit
dixi dum vixi semper bene plurima scripsi
quae marcus cicero virgiliusque probant
nunc parvum hoc saxum tibi supplicat
hospes ut ores
verbigena christi pro requiete mea
vixit annos octuaginta
obiit quarto idus februarii m.d.c.

 

Note

[1] S. Quattromani, Istoria della Città di Cosenza cit. in id., La filosofia di Bernardino Telesio, Soveria Mannelli, Rubbetino, 2003, p. vii.

[2] G. Pelusio, ‘Ad Bernardinum Thylesium Philosophum’, in Lusuum libri quattour, Neapoli, apud Io. de Boy, 1567, f 53r; ripr. in De Lucca, p. 117.

[3] Si tratta evidentemente di un errore ciò che riferisce il Zavarroni sulla tumulazione avvenuta «in Ecclesia S. Eusebii».

 

Bibliografia

Opere

Ad proceres Christianos cohortatio, Neapoli, apud Io. de Boy, 1567.

Lusuum libri quatuor, Neapoli, apud Io. de Boy, 1567.

In funere illustris[si]mi Fabii Farnesii. Iani Pelusii Crotoniatae oratio, Parmae, apud Seth Viothum, 1579.

Oratio habita in nuptijs illustrissimi comitis Renati Borromaei, & illustrissimæ Hersiliae Farnesiae, Parmae, apud Seth Viothum, 1579.

Pro militibus aduersus iurisconsultos, ad Proceres oratio, Parmae, typis Erasmi Viotti, 1580.

In Placentiae laudem ad Placentinos oratio, Parmae, ex officina Erasmi Viotti, 1581.

Iani Pelusii Crotoniatae Poematum libri duo, Parmae, ex officina Erasmi Viotti, 1581.

Serenissimorum principum Vincentii Gonzagae, & Margaritae Farnesiae epithalamion, Placentiae, typis Io. Bazzachii & Anthei Comitis, 1581.

De dubiis epistola facetissima, Placentiae, typis Io. Bazzachii & Anthei Comitis, 1582.

Epistola apologetica, & criminatoria, Parmae, ex officina Erasmi Viotti, 1583.

Alexandri Pallauicini curiae maioris, Buxeti, et Fidentiae illustrissimi marchionis, et Lauiniae Farnesiae virginis illustriss. et pulcherrimae Epithalamion, Placentiae, typis Io. Bazzachii, 1585.

Caroli Borrhomaei illustriss. et optimi cardinalis S. Praxedis. Mediolanensisq. archiepiscopi Epicedion, Placentiae, typis Io. Bazzachii, 1585.

Caroli Emanuelis serenissimi Sabaudiae ducis, Subalpinorumque principis, et augustiss. Catherinae Austriacae Philippi ... Hispaniarum regis filiae Epithalamion, Placentiae, ex officina Io. Bazzachii, 1585.

De concessione arcis Placentinae. Iani Pelusii Crotoniatae Gratulatio, Placentiae, ex officina Ioannis Bazzachii, 1585.

Iani Pelusii Crotoniatae Aphtoschediasmata, Parmae, apud Erasmi Viotti, 1591.

Iani Pelusii Crotoniatae Naeniae, Parmae, apud Erasmi Viotti, 1591.

Serenissimo Odoardo Farnesio in sacrosanctum Senatum card. allecto Iani Pelusii Crotoniatae gratulatio, Parmae, apud Erasmi Viotti, 1591.

Hymnorum libri duo, Parmae, typis Erasmi Viotti, 1592.

Odarum libri duo, Parmae, typis Erasmi Viotti, 1592.

Coluthi Thebaei Helenae raptus. Iano Pelusio Crotoniata interprete, Parmae, typis Erasmi Viotti, 1592.

Tryphiodori Aegyptii grammatici, & poetae, Ilij excidium. Iano Pelusio Crotoniata interprete, Parmae, typis Erasmi Viotti, 1592.

Naeniarum liber primus, Romae, ex typographia Gabiana, 1593.

Fonti e studi

L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, vol. 1, Cosenza, Tip. Municipale, 1869.

A. Aceti, Giano Pelusio nella vita e nell’arte, Cosenza, Tip. R. Riccio, 1920.

G.C. Amaduzzi, Fasciculus latinorum carminum … quae ex variis mss. codicibus nunc primum in lucem profert Iohannes Christophorus Amadutius, in Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, vol. 6, Romae, apud Antonium Fulgonium, 1783.

G. Argentieri-Piuma, Giano Pelusio Crotonese del xvi secolo: poeta, letterato, pedagogo, politico, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1984.

G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, 2a ed., t. iv, Venezia, Giambattista Albrizzi, 1747.

J.-P. De Lucca, Giano Pelusio: ammiratore di Telesio e poeta dell’«età aurea», in Bernardino Telesio: tra filosofia naturale e scienza moderna, a cura di G. Mocchi, S. Plastina, E. Sergio, Pisa-Roma, Fabrizio Serra, 2012, pp. 115-132.

F.E. de Tejada, Napoli spagnola: le spagne aure 1554-1598, a c. di S. Vitale, vol. 3, Napoli, Controcorrente, 2004.

G.B. de Tomasi di Gallipoli, Giano Pelusio, in Aa.Vv., Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, vol. 6, Napoli, Nicola Gervasi, 1819.

A. Pesavento, La famiglia dei Pelusio, su www.archiviostoricocrotone.it.

F. Russo, Spigolature vaticane su alcuni scritti calabresi, Tivoli, A. Chicca, 1957.

N. Scipioni Crostarosa, Lettere inedite di Bernardino Telesio e Giano Pelusio nel Carteggio del Cardinale Guglielmo Sirleto, «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania», vii, 1937, 2, pp. 150-120.

A. Zavarroni, Bibliotecha Calabria sive illustrium virorum Calabriae [...] elenchus, Neapoli, ex typographia J. de Simone, 1753.