di Emilio Sergio

Il Cinquecento italiano può essere a buon diritto considerato uno dei secoli più interessanti e studiati dalla letteratura internazionale, in materia di storia sociale, di storia dell’arte, di storia delle religioni e di storiografia e lessicografia delle idee scientifiche, filosofiche e letterarie. La cultura filosofica del Rinascimento italiano e le sue radici umanistiche confermano tale tendenza: l’Italia dell’Umanesimo, della Controriforma e della prima rivoluzione scientifica si trova come al centro di un più vasto movimento di idee e fenomeni di natura sociale, politica, religiosa, scientifica che investono gran parte della civiltà europea, operando una trasformazione – di lunga durata, ma senza precedenti – del volto stesso della cultura occidentale.

È in questa dimensione europea che si situa la ricostruzione delle specifiche dinamiche delle forme di vita intellettuale dell’Italia nel Cinquecento, e in particolare dell’Umanesimo e del Rinascimento meridionale del xvi secolo. Ritroviamo infatti questa vitalità intellettuale, nella vita e nell’opera di umanisti, filosofi e uomini di scienza come Aulo Giano Parrasio, Antonio e Bernardino Telesio, Nicola Salerno, Bernardino e Coriolano Martirano, Francesco Franchini, Agostino Doni, Iacopo di Gaeta, Luigi Lilio, Paolo Antonio Foscarini, Niccolò Franco, Francesco Muti, Giano Pelusio, Giovanni Battista Vecchietti, Sertorio Quattromani e Marco Aurelio Severino e molti altri.

Per la natura stessa della «Galleria» di autori che andremo a illustrare (il cui comune denominatore è stato, da una parte, l’appartenenza, non importa quanto duratura e decisiva, alla realtà culturale dell’Accademia Cosentina e del suo milieu; e, dall’altra, il legame esistente, in termini di diffusione e di ricezione, anche polemica, tra il pensiero di Bernardino Telesio e le vite intellettuali di una serie di autori che hanno lasciato memoria di sé nella storia del Rinascimento italiano), abbiamo volutamente menzionato in elenco una serie umanisti, filosofi e uomini di scienza, vissuti tra il xvi secolo e la prima metà del xvii (l’ultimo, Marco Aurelio Severino, muore nel 1656; il primo, Parrasio, nasce nel 1470 e muore nel 1521), poiché essi rappresentano, in un certo senso, un campione importante e significativo del nucleo originario e della prima eredità di quella istituzione culturale che nel tardo Cinquecento prese il nome di «Accademia Cosentina», e che lasciò una traccia significativa in buona parte della cultura filosofica, scientifica e letteraria del Meridione d’Italia, dal primo Seicento fino all’alba del pensiero illuministico europeo.

Essi – sia per le loro vite, sia per la loro opera – costituiscono un trait d’union indispensabile non solo per la storiografia delle idee e la storia sociale dell’Europa del xvi secolo, ma anche perché consentono di configurare e insieme contestualizzare la portata e il significato culturale dell’impresa telesiana nel suo complesso, nei confronti di tutti quegli autori che, in modo diverso – da Campanella a Bacone, e da quest’ultimo a Tommaso Cornelio, fino a Valletta e a Vico –, a quell’esperienza faranno riferimento come a un punto comune e sorgivo, fondamento di una nuova mentalità filosofica e scientifica, che traeva al tempo stesso le sue nobili e remote origini dagli albori della civiltà magno-greca e dall’eredità pitagorica.

Nella prospettiva di una ricostruzione complessiva della storia delle istituzioni culturali in Calabria dal tardo Quattrocento alla prima età moderna, la presente «Galleria» intende offrire un contributo e un primo tracciato, di carattere bio-bibliografico, di un lavoro più ampio a venire.