Tommaso Campanella, Lettere, n. 122

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A NICOLAS-CLAUDE FABRI DE PEIRESC
IN AIX-EN-PROVENCE

Parigi, 2 luglio 1635

Illustrissimo e reverendissimo signore, padrone osservandissimo,

io son restato assai scontento nell’apertura del baullo, non ci trovando
quel che dovea esser per gusto di Vostra Signoria illustrissima, e scrissi a
Roma furiosamente, e credo farò effetto; e mandai per un libro di questi
stampati De monarchia Messiae – credo ch’il cavalier Pozzi l’inviarà a Vostra
Signoria illustrissima – e l’altre cose. Mi parve esser bene scornato e burlato
ecc. delle medaglie, del pecorello e del Telescopio. Di più, mi doglio infinitamente
che ci vennero dentro quei libretti stampati e manoscritti, che,
si capitavan in man d’altri che di Vostra Signoria illustrissima, potean esser
di gran travaglio, trattandosi di maestà ecc. Sono stupito che quel giovane
attenda a queste cose pericolose; e li dissi al zio ch’io l’averei brugiato, se
non eran suoi ecc. Basta! Lasciâro più cose di mandare per queste lor baie e
per libri che qua si trovano ecc. Mandò fin al Guicciardino. Oh, bella! Io
stimo assai quel giovane e li fo correzione debita ecc.

Vidi la lettera del signor Cassendo al signor Deodato, che molto m’ha
consolato, riconoscendo quel che pria conoscevo in lui: animo di vero filosofo
e che piglia le cose come vanno intese. Assai sfacendato e poco prudente,
se non maligno, fu chi scrisse il riverso di quel ch’io intendo e parlo. Lodato
Dio, che si tratta con chi sa. Credo ch’il signor Deodato averà scritto a
Vostra Signoria illustrissima le correzioni e avvisi che fa il signor Morini al
signor Galilei, conortandolo che si converta alla verità mediante le ragioni
del suo libro, qual Vostra Signoria l’averà visto. Non dico più. Resto sempre
al suo comando e desidero dal signor Cassendo quel che li cercai per la
stampa.

Prego l’Altissimo per la salute di Vostra Signoria illustrissima, e mi rallegro
che passa ben del dolore che me anche sei volte fin ora travagliò in vita
mia: supportiamo quel che l’Autor della natura ci ha dato ecc.

Parigi, 2 luglio 1635.

Di Vostra Signoria illustrissima e reverendissima
servitore divotissimo e obligatissimo
Fra Campanella ecc.

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