Tommaso Campanella, Lettere, n. 138

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A PAPA URBANO VIII IN ROMA

Parigi, 3 giugno 1636

Santissimo Padre,

sempre mi cresce più la voglia di servir a Vostra Beatitudine, e mi terrei
felice finir questa poca vita in servizio di Vostra Beatitudine e di santa Chiesa.
L’ho conosciuto questi giorni, quando un empio stampò una esortatoria
al Re, che facesse come Salomone con Adonias e Abiatar, cioè uccidesse il
fratello dopo il perdono e privasse Vostra Beatitudine del papato facendo
un antipapa. Io scrissi contra; e a tutti parlai quanto questo era contrario
alla fede catolica, all’unità della Chiesa e pernicioso alla politica del Regno e
di tutta Cristianità. Il Nuncio si passò egreggiamente e ottenne sia brugiato
il libello per man di boia. Io potrei dir molte cose a Vostra Beatitudine; ma
credo che Vostra Beatitudine penetra di lontano il tutto. Né accade che li
mandi il mio scritto, perché la sostanza sta nel libro De monarchia Messiae,
stampato in Iesi. Adesso si vede quanto era bisogno quel libro, e Vostra
Beatitudine lascia che sotto finti zeli politici stia dai miei emoli occultato;
e questi fecero ch’io non possa stampare i suoi poemi ecc.

Io pur mandai a Vostra Beatitudine i libri che stampai, tanto necessari
contra gli ateisti e Calvinisti di qui, quanto può veder dall’epistola dedicatoria
al Re. E ’l frutto che fanno, presto lo vedrà meglio. Il Marchese d’Asserach
aspettava consolazione, come già lo scrive all’Ambasciator ordinario,
e non che sia improverato al vostro servo che sia l’abiura finta da me. Presto
farò veder a Vostra Santità cose più grandi e come il signor cardinal Barberino
è ingannato a creder di me sempre il contrario.

Io ho fatto ch’uno scrittore degli annali di Francia lasciasse di mettere
opinioni perniciose, che tenea contra il papato; e ogni settimana determino,
in presenza di molti, contra gli eretici e ateisti una o due proposizioni, facendole
accettare per forza d’argomenti, benché di Roma venga scritto a
questi Padri che mi facessero mal officio e occultassero le buone opere
che fo; e tutti conventi son posti in iscompiglio con la persecuzion di chi
non è della partita, come l’eminentissimo cardinale Antonio credo sia informato.
Supplico a Vostra Beatitudine che mi benedica e ch’ordini mi
sia data la solita grazia, che ricevevo per man di monsignor Mazarini qua,
da chi piacerà a Vostra Beatitudine; perché le guerre fanno scarse e ritrose
le pensioni del Re, e ’l vostro servo patisce assai. Ho avvisato altre cose importanti
a Vostra Beatitudine, ma non so se le son venute in mano.

Resto sempre al comando e cenno di Vostra Beatitudine, baciandoli li
santi piedi e pregando Dio per la sua salute e vita lunga a beneficio del popolo
di Dio.Quanto son ingannati o ingannatori quelli che dicon qui che
Vostra Beatitudine è contraria a Francia e non padre commune, io sovente
lo mostrai, e d’altri credo lo sa, e dalli scritti ch’ho dato a’ padroni di qua.

Parigi, a’ 3 di giugno 1636.

Fra Tomaso Campanella,
servo minimo,
cordialissimo e svisceratissimo,
fidelissimo eternamente ecc.

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