Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 58

Precedente Successiva

il tutto.Né si può predicar legge nova et introdurre heresiade
facili
, sendo la sacerdotale authorizata da Dio, e con armi difesa, et
stimandosi che non sia verità, che non dipenda da quella; et molto
meno la ribellione senza novità di legge, perché non bastano espugnar
mai l’armi il sacerdotio, et religione armata, se non con altra
religione, o migliore, o più armata.Però nel tempo di Saturno, dice
Platone, si vivea secolo felice, aureo, che bastava il timore della religione
a frenar li popoli di far male. Poi seguiro li prencipi laici non
sacri, et si guastaro li secoli a poco a poco, perché chi non è sacerdote
non ha riguardo tanto a Dio, né che i popoli di lui si scandalizino;
ma il sacerdote, che più teme di mostrarsi indegno d’honore sì
divino, come humano, è migliore, e sta più nel suo offitio, ma quando
erra è caggione d’ogni male, et il suo mal’essempio basta a fare il
popolo empio e diabolico. Però è meglio che non giovane succeda al
sacerdotio et regno, ma per elettione di matura età et saviezza e pietà
esperimentata.
Tutti quasi gran prencipi furono regi et sacerdoti insieme, nella
legge della natura. Melchisedech re fu di Salem, et sacerdote dell’altissimo.
Getro prencipe di Madian, et sacerdote. Così si legge di
Romulo, e di Numa, e di tutti i regi romani, a’ quali era tanto naturale
il regno con il sacerdotio che, scacciati i regi da Roma, creavano
un re sacrificulo per offerire i sacrificij, non per commandare. Poscia
Cesare, et tutti li imperatori romani furono sommi sacerdoti fino a
Costantino, perché la maestà dell’imperio non essendo sacrata, e di
poca riverenza, è preda di heretici, e di se stessa avvilitrice. Platone
avvisa i siracusani che, se vogliono viver bene e frenar il loro tiranno,
lo sforzino a farsi sacerdote e re insieme, et che sarà manco rio, e
di più authorità. Virgilio nel 3° dell’Eneide introduce un re sacerdote
bono e saggio, Rex Anius, Rex idem hominum, Phebique sacerdos,

Precedente Successiva