Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 296

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Queste dotte favole io esposi per significare a Spagna quel che
deve fare dopo aver faticato in vano, e perduto tanti soldati, come
avea perduto Cadmo, inanzi che uccidesse il serpente.
E primo, deve andare in Anversa, o Gantes, o Brusselles, egli o la
figlia o il figlio, per animare i suoi con la sua autorità, e allettare i
strani con modi savi, come andò Cadmo dopo l’uccisione de suoi al
fonte del difensore serpe.
2. Deve levar da i popoli vicini il sospetto della guerra spagnola e
vivere in tranquilla pace alcuni anni, e trattare in modo i popoli suoi
con tanta felicità, che i nemici n’abbino invidia e desiderio d’esser con
loro, e presidiarsi i confini.
3. Levar i tributi ai suoi popoli amici, e non esigere se non quanto
basta alla mensa regia e a mantenere le fortezze, ma dimandar ogni
anno invece di tributo tanti soldati per terra, e mandar quelli al
mondo nuovo, e i più bellicosi sempre alle sue guerre inviare, per
isnervarli e armarli contro nemici: perché meglio è esigere soldati dal
paese abbondante di gente soldatesca che non danari, ed è più utile al
Re, e piace più alli popoli.
4. Ogni anno instituire un convito universale in quelle terre, cioè
in ogni terra il suo per quel giorno che si diede a casa d’Austria, e farli
spese larghe di vino e vivande, perché nissuna cosa quei popoli unisce
più che questa, e imbriacarli semel in anno, come instituì Minos
legislatore.
5. Levargli l’Inquisizione e farla esercitare sotto altro titolo dalli
vescovi con più agevolezza che non si usa in Roma e in Spagna, e più
con la lingua vincerli che con la paura.
6. Procurar dal Papa sotto nome di cruciata dispensa sopra i
digiuni e sopra l’astinenza delli cibi pascali, perché di queste cose di
Bacco son amicissimi.

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