Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 50

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Di più, l’opinione nella mente de popoli è grande della religione
cristiana, sendo fondata sul beneficio del popolo, che tutti la credono,
e si sforzano mantenerla, e quante volte ha bandito cruciate e indulgenze
il Papa contro qualche prencipe, lo ha rovinato. Ecco oggi Ferrara
come ha ceduto, ma di ciò nella Monarchia dissi.
Di più, è contra la politica, perché il Papa mantiene gli altri principi
che non vadano contro Spagna, né li Spagnoli contro gli altri, e
accorda le cose loro, come ha diviso l’Indie tra Portughesi e Castigliani,
e ha più volte pacificato Spagnoli e Francesi, Veneziani e Genovesi,
Pisani e Fiorentini, il che non faria così agevolmente con la sola
riverenza della religione, al che aggionta la forza dell’armi, credendosi
chiunque ha il torto ch’egli abbia ad unire l’armi sue con quelle
dell’emulo, facilmente condescende al precetto del Papa, <come dissi
ibidem>, e l’istesso Re di Spagna sta sicuro che, dichiarandosi egli protettore
del Cristianesimo averà seco l’armi del papa, onde lo deve
aggrandire.
Però giudico espediente che secondo il fato cristiano dovendo
Spagna la sua monarchia aggrandire, si debba il Re suo del tutto
dechiarare dependente dal Papa, e farsi predicare per il figurato Ciro
e Re Cattolico idest universale del mondo, e con titoli religiosi e
atti pii illustrare la sua monarchia e cedere molte controversie che
sono tra lui e il Papa, e questo è abitare nei tabernacoli di Sem,
dichiarandosi capo delli defensori del Cristianesimo, dependente
tutto dal Pontefice romano, e chiamando tutti i prencipi all’acquisto
delle terre possedute da gli eretici e Turchi, e facendo bandire

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