Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 3

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LIBRO I
CAPITOLO 1
Ciò ch’è negli effetti esser nelle cause,
e però gli elementi e il mondo sentire

Ente nullo potere ad altri dare quel ch’egli in sé non ha da noi altrove
fu provato, e a molti è noto, ma l’esperienza ce ’l dimostra
troppo, poiché nunqua s’è visto luce far tenebra, né calore freddezza,
né la spina allisciare, né il grave allegerire; e così per tutto
si scorge. Vero è che quella mole ch’è calda può diventar fredda,
ma non la freddezza dal calore esser prodotta, né il calore in freddezza
convertirsi, e per accidente tra le cose fredde il caldo rinchiuso
si rinforza e cresce, ma non il freddo gli dona calor maggiore,
ma per sé ei si aumenta, essendo di natura diffusivo e moltiplicativo;
il che non avviene nelle cose sterili per sé.
Or se gli animali, per consenso universale, hanno sentimento,
e da niente il senso non nasce, è forza dire che sentano gli elementi,
lor cause, e tutte, perché quel che ha l’uno all’altro convenire
si mostrarà. Sente dunque il cielo e la terra e il mondo, e stan

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