Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 47

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questo con quella fino alli dicinove anni, quando pur
il Capo del Drago finisce il suo corso; del che han fatto
nova astronomia. Laudano Tolomeo e ammirano Copernico,
benché Aristarco e Filolao prima di lui; ma dicono che
l’uno fa il conto con le pietre, l’altro con le fave, ma nullo con
le stesse cose contate, e pagano il mondo con li scudi di conto,
non d’oro. Però essi cercano assai sottilmente questo
negozio, perché importa a saper la fabrica del mondo, e se
perirà e quando, e la sostanza delle stelle e chi ci sta dentro a
loro. E credeno esser vero quel che disse Cristo delli segni
delle stelle, sole e luna, li quali alli stolti non pareno veri,
ma li venirà, come ladro di notte, il fin delle cose.
Onde aspettano la renovazione del secolo, e forsi il fine.

Dicono che è gran dubio sapere se ’l mondo fu fatto di nulla
o delle rovine d’altri mondi o del caos; ma par verisimile che

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