Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 568

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fatto loro i Spagnoli. E inanti che passiamo oltre, bisogna anche considerare
in che modo s’ha d’opporre il Francese alla persuasione, che
fece nelli Alemani lo Spagnolo. Onde mutò al men l’animo del Duca
di Sassonia, dicendo che se essi perdeno combattendo insieme coi
Francesi e Sueci contra l’Imperatore, restaranno senza misericordia disfatti
dagli Austriaci. Ma se vinceno, vorranno i Francesi l’Imperio a
casa loro ritornare, né permetteranno più l’elezione, ma la successione,
come fu a tempo che gli Francesi e i Sassoni teneano l’imperio fin al
quarto Ottone. Ed essi protestanti restaran privati di tanta dignità e
gloria, c’han nell’elettorato e nell’Imperio. Item, quanto s’è combattuto
fin ora, è stato dispendio e di denari e del sangue a essi elettori e
Sueci, e il frutto fu solo del re di Francia, che comprò da Sueci tante
città. Dunque è meglio far pace col Imperatore, e dar fine a tante
fatiche e spese, e assicurarsi sotto casa d’Austria ch’è pur del sangue
alemano, già sbattuta e resa impotente a far loro male, più tosto che
sotto Francia, che fatta poi potente e insolente per le vittorie, stimerà
glorioso e utile soggettar tutti i protestanti. E vera vittoria dunque è lo
accordarsi con gli Austriaci, perché basta veder il nemico disfatto a
punto quando ogni ira si volta in misericordia, e questo è vincer se
stesso, e di più ricever novi privilegi e sicurtà da gli Austriaci. Delle
quali cose tutte siamo dubiosi poterle avere da Francesi: li quali in casa
loro han cercato distrugger li Luterani e Calvinisti, e peggio faranno
in Alemagna, sendo nemicissimi dell’eresia, che Carlo V permese a
loro tutti benignamente, che fu lor paesano.
A questo dirà il Francese che lui non vuol esser eletto s’a lor non
piace in re di Romani, ma far alcun di loro che vorrà farsi catolico,
come fece Enrico IV in Francia, e

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