Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 18

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succedenti a quello. Però S. Pietro e S. Giovanni chiamano
Roma Babilonia, e quel che dice di Gerosolima e del regno Ebreo
s’intende della Chiesa di Roma, la quale ha ricevuto le chiavi di David
e il nome di Ierusalem, secondo fu detto all’angelo di Filadelfia, che
vuol dire amor fraterno, come Roma per lettere inverse: Roma
Amor. E Dio spesso dice alla chiesa: Movebo candelabrum tuum de loco
suo
, se non farai bene, perché così l’angelo di chiesa in chiesa (come
d’Inghilterra ereticata in Prussia fatta cattolica si potrebbe dire) e da
regno in regno passa.

E quel che dice Ezechiele, Ieremia e Isaia del prencipe di Tiro, non
solo s’intende per li successori di Tiro, ma alle volte per il passato
imperio degli angeli reprobi in cielo, come quivi: Tu signaculum similitudinis,
etc., e quel che dice del re Caldeo: Quomodo cecidisti Lucifer,
s’intende delli successori suoi e dell’imperio celeste del maggior diavolo,
perché l’imperii e altre cose di terra sono simili a quelli del cielo,
come le cose del mare a quelle della terra, onde etiam pesce vescovo e
calamaro s’è trovato, perché dipendono tutte con ordine dalla ragione
della prima Idea divina, Verbo eterno.
Onde mi pare scoverta la
chiave con la quale devo entrar a conoscere la conquista, mantenimento
e augmento e fine dell’imperio di Spagna, per la prima causa
che è Dio nelli profeti manifestata, e poi verrò alla prudenza e occasione
che devono usare i Spagnoli.

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