Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 324

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(come ho di sopra scritto), avendo Spagna sotto a lui a unire, come
Ciro, la monarchia de santi, servendosi del Papa per abbassare i nemici
con l’armi spirituali e temporali, ut supra, e per levar da sé l’invidia e
l’opinione dell’avarizia e della poca santità.

Quanto all’essere signore più assoluto, il Turco avanza Spagna, ma
ho detto che questo suo tenersi così senza baronie lo indebolisce in
modo che una battaglia a campo aperto perdendo resta senza ristoro.
Il che a Spagna non avviene, avendo i Baroni, i Vescovi e il Papa in
tal fortuna per aiutarsi.
Di più, va abbassando i suoi baroni, che non possano insignorirsi o
impedir la monarchia, come fecero i baroni di Francia, né umiliarli
tanto che non lo possano aiutare in tal caso.
Che Spagna abbia inferiorità nella milizia, io l’ho detto sempre.
Però, fatte le diligenze ut supra, in questo può vincere, e andando in
guerra in persona può agguagliarsi in questa precedenza al Turco.
Quanto alla moltitudine di gente e soldati, il Turco avanza, ma
tiene i popoli disuniti di religione, e li ben contenti son solo i suoi
armigeri. Ma il re di Spagna ha manco gente, ma più amica e unita, e
ho mostrato il modo di far moltitudine per via delli matrimonii cambiati,
e far soldati per via delli collegi novi di lingua e di spada assai, il
che non facendo resta inferiore al Turco, e facendolo avanza.
Quanto alle monete, poco avanza l’uno l’altro, ma se re di Spagna
usasse la potestà assoluta del Turco, più assai avanzerebbe. Manca però
di tesoro, il qual mostrai come si debba fare e sacrare ad imprese
contra il Turco.
Il guerreggiare in giro conviene al Turco per esser egli di tutti
nemico, ma non a Spagna tanto, perché da Milano a Napoli si framette
il Papa e li Toscani, che pur son amici di religione, e per ragion
di stato. Sta disunito da

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