Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 112

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Però se furono veridici nella lingua e giusti nell’
acquisto, quantunque perdessero l’imperio, le loro leggi
rimangono e passano ad altre nazioni.Così Moisè, con la
spada e con la lingua vertadiera, da Dio ammaestrato, fundò
un imperio Ebreo sùbito e lungo, ché, se bene l’Ebrei perdettero
l’imperio, restò la legge mosaica con superstizione all’
Ebrei e con bella riforma ai Cristiani.Ma se s’usano l’armi
e la lingua con mendacio, benché presto e lungo imperio
fondino, perduto l’imperio si perde la legge, che è difesa
dalle armi del dominio. Così fu Macomet, che, perdendo
l’imperio, perderà anco la legge, come si perdette quella
di Ciro, che di Dio commissario si fece chiamare, fondando
nuove leggi et imperio.
66. Chi non sa dare legge a’ vinti perde presto l’acquistato
regno e chi sa dare legge lo mantiene. Onde Carlo
Quinto presto acquistò Tunisi e Germania e gli perdette
subito, perché non ha sopraposto a loro leggi e colonie.
67. Chi difende il suo dominio con l’armi e con la lingua
meglio mantiene, che chi usa l’uno stromento solo.
68. Chi esercita la lingua e l’ingegno solamente diviene
preda di chi essercita l’arme et il corpo. Però Saturno e gli
Dei, antichi Reggi, sendo sacerdoti con la sola religione

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