Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 161

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passione e morte e corruttione, che son mancamento di essere,
se non permittendo la corruttione e morte e passione in
quanto concorre effettivamente alla generatione, vita et attione
che in quella si include e consequita. Anzi, pur quando il
calor occide il freddo, non fa altro che scaldare la materia in
cui sta il freddo. Dunque, questa attione de lo scaldare fa per
sé, e per accidente segue la morte e passione del freddo, e non
viene dal caldo, ma dal niente e dal non essere il freddo quel
che è il caldo, onde avviene che non può star seco, che così
l’essere e non essere stariano insieme.
Così trovai chiaramente che Dio non concorre al male se
non permittendo, e che il male non ha causa agente, ma solo
deficiente, e che il peccato è niente, cioè difetto di bene magiore
et abuso di esso bene, perché noi ci appigliamo al minor
bene et apparente, e l’antiponemo al magiore et al vero, contra
la regula di Dio e della natura, /et in quanto è atto e moto
al bene non è peccato, ma entità; ma in quanto è difetto e
moto al manco, è peccato, et annichilatione del peccante, e
formalmente è niente, e materialmente è ente.\
E questo avviene a noi per difetto di senno o di potere o di
volere in noi, ma non si imputa per peccato se non il
difetto del volere, perché presuppone il potere e sapere, che,
come ho mostrato, l’amore e la voluntà nasce da quelli, e solo
è perversa la voluntà, quando sa e può meglio eligere e meglio
fare, e fa et eligge il peggio.
Dunque non ci è dualità di Dei: ma solo l’ente e ’l niente
son principii metafisici, e chi si attacca al niente pecca,
cioè al bene che ha del manco e del niente rispetto a quel
che Dio ti propone per meglio, perché al niente in quanto
niente non può appigliarsi se non sottoponendoci qualche
ente. Dunque rubare, adulterare etc. son beni apparenti
piccioli, participi del niente, che donano puoco frutto e

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