Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 16

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Hanno in ogni girone le publiche cucine e le dispense della
robba. E ad ogni officio soprastante è un vecchio e una
vecchia, che comandano e han potestà di battere o far battere
da altri li negligenti e disobedienti, e notano ognuno e ognuna
in che esercizio meglio riesce. Tutta la gioventù serve alli vecchi
che passano quarant’anni; ma il mastro e maestra han cura
la sera, quando vanno a dormire, e la mattina di mandar alli
servizi quelli a chi tocca, uno o due ad ogni stanza, ed essi
gioveni si servono tra loro, e chi ricusa, guai a lui! Vi son
prime e seconde mense: d’una parte mangiano le donne, dall’altra
gli uomini, e stanno come in refettori di frati. Si fa
senza strepito, e un sempre legge a tavola, cantando, e spesso
l’offiziale parla sopra qualche passo della lezione. È una dolce
cosa vedersi servire di tanta bella gioventù, in abito succinto,
così a tempo, e vedersi a canto tanti amici, frati, figli e
madri vivere con tanto rispetto e amore.
Si dona a ciascuno, secondo il suo esercizio, piatto di
pitanza e minestra, frutti, cascio; e li medici hanno cura di
dire alli cochi in qual giorno qual sorte di vivanda conviene,
e quale alli vecchi e quale alli giovani e quale all’ammalati. Gli
offiziali hanno miglior parte; questi mandano spesso della loro
a tavola a chi più si ha fatto onore la mattina nelle lezioni
e dispute di scienze e armi, e questo si stima per grande onore
e favore. E nelle feste fanno cantar in musica pur in tavola;

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