Tommaso Campanella, Dichiarazione di Castelvetere, p. 106

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dissero che, se noi ci potessemo tenere, essi lo farebbeno per
stare senza il governo spagnuolo. Io disse che ci voleva assai gente
e vitovaglia; essi resposero che Marc'Antonio avea per amico il figlio
de Nino Martino con molti altri della piana, e che li Grassi,
che portano cinquanta compagni, aveano con loro, ché li son parenti,
e a Mesiano, donde è la matre de Giulio, ci erano assai parenti
loro, òmini potenti. Finalmente io sempre disse che, se questo
ha d'essere, Dio trovarà il modo; e me ricordo ancora che Giulio
me narrò che, l'anno avanti ch'io venessi a Stilo, esso avea fatto
un trattato con certi soldati de rebellarse, perch'il re non li pagava,
e aveano posto il nome tra loro agli officiali, e mostrava esso con
Geronimo gran voglia di questo mutamento.
De piú, io ho parlato di questa mutazione futura con piú uomini
di Stilo, in particulare con Giovan Iacobo Sabinis e Giovan Paulo
Carnelevari e con Marcello Dolce per modo di discorso, e altri
lo aveano a gusto e altri non; ma con fra Dionigio Ponzio e con fra
Giovan Battista de Pizzone spesso ne parlavamo, ed essi mostravano
aver a caro questo.
Con Maurizio de Rinaldis io parlai una sera, che venne in monasterio
per farsi vedere da Marc'Antonio Contestabile, acciò li
Contestabili sapessero che li Carnelevari ancora hanno gente armata
e non hanno paura; e 'l Maurizio me parlò s'io avea trattato
con il capitaneo de Stilo per la sua libertà; e avendo detto il modo,
che non se poteva manco accordare che per cento docati: - Io - rispose
Maurizio - non mi curo -; e disse: - La scoppetta e questi
compagni mi faranno libero -; e me dimandò s'era vero ch'avea

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