Tommaso Campanella, Informatione sopra la lettura, p. 285

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si vedrà in processo, particolarmente del Sant’Officio; e
questo lo facea perch’era nemico di fra Dionisio Ponzio, avendolo
in tavola publica nel convento di Taverna scacciato dal luoco che
toccava a esso fra Dionisio, lettore del convento, e perché tenea
stretta amicizia con fra Giovan Battista di Polistena, capital nemico
del Ponzio, di cui avea occiso il zio, che pur trattava la morte
d’esso Ponzio; e insieme fecero dir falsità assaissime alli testimoni.
Di piú, questo fra Cornelio era di mala coscienza, poi ch’ha venduto
il sangue di suoi fratelli, e andò fin a Spagna per la paga allo
ingannato Re, dovendo piú presto piangere, se fosse vero il processo,
perché era costretto di farlo contra li frati suoi; e di piú s’è
scoverto che lui non era frate di san Domenico vestito in qualche
convento, ma intrato da se stesso, «non per ostium, in ovile», e fece
la professione secreta son ora dui anni in Santa Brigida di Napoli,
dopo quaranta anni di abito, creduto professo della provincia di
Lombardia, delli cui conventi non si trovando alcuno esser suo
originale, si fe’ figlio di Santa Brigida, promettendo ducento docati
al convento, e poi non li pagò; e poi, morendo in uno alloggiamento,
fu a forza dal Padre provinciale maestro Serafino di Nocera
portato in convento, dove non volse pigliar li sacramenti e
morío senza confessione, profugus et vagus come un altro Caino fratricida;
e questo fra Cornelio negoziava in Palazzo col conte di
Lemos di cose metalliche e, con prove ogni ora nove e promettendo
mirabilia, assistía in Napoli solo per impedir la causa d’esso
Campanella, dubitando di perder la mercede dell’iniquità che li

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