Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 74

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preda di chi esercita l’ingegno, onde il re di Francia e suoi regoli
diventaro preda di Calvinisti, e li Germani di Lutero, che li donorno a
credere sotto specie di bene ogni cosa. E li Tartari, avendo vinto tutto
l’Oriente, divennero preda delli sacerdoti di Macometto, e se non si
diviene preda di tristi ingegnosi, si diviene preda de buoni.Onde i re
di Giuda e di Israel, ignari ed empi, erano preda d’Elia, di Eliseo e
altri, che li ponevano e deponevano del regno per l’ignoranza della
religione che essi avevano (il che non successe a David e Solomone
savii), e i consoli romani a loro sacerdoti furono soggetti. E chi esercita
poi l’ingegno solo diventa preda di chi esercita l’armi e il corpo,
onde i Papi spesso preda furo de Goti e Longobardi, e Teodorico platonico,
secondo re di Ravenna, fu preda di Bellisario. Ma chi esercita
l’uno e l’altro, è veramente re saggio: unde Romani nunquam ingenium
sine corpore exercebant
, dice Sallustio.
Dico ancora che la sapienza sua non deve essere d’una professione
di scienza, come re Alfonso si fe’ astrologo a guisa del re Atlante,
che fu vinto da Perseo guerriero, come la dotta favola insegna, né
tutto teologo, come Arrigo VIII d’Inghilterra, che si confuse in se
stesso, ma deve d’ogni scienza avere maestri, e sentirli a tempo suo.
Ma la propria professione è sapere la descrizione del mondo e delli
suoi regni, e costumi delle nazioni, le religioni e sette, li re passati e

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