Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 300

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fuggío di là in Napoli. E seguío Spinelli e Xarava a carcerar
quasi duemila persone in tutte le terre dove era stato Campanella,
e fra Dionisio, e alcuni baroni, e si dicea che volea carcerare vescovi
e prelati: e, senza processo, chiunque dicea: – Il tale può essere
stato e ’l tale –, di qualunque terra, subito li carceravano. Però
ognuno ch’avea nemici cercava di prevenire, nominando quelli,
per non esser lui nominato, e dava lista di quelli che parlaro col
Campanella o con fra Dionisio in qualche tempo, e ci furo liste di
Catanzaro, Nicastro, Stilo, Santa Caterina, Drosi e d’altre terre, e
con tanta furia si carceravano e infamavano, ch’ognuno si credea
che la ribellione fosse vera e che senza processo fossero morti de
mandato regio
;e però quelli chi non preveniro d’accusare e fur accusati,
si forzaro riscattarsi con denari, e chi pagava mille, chi duemila,
chi tremila, chi cento, chi cinquecento docati, per non andar
carcerati, alli commissari; e a Xarava e Spinelli pagaro assai quelli
chi già eran carcerati, e subito eran liberati, e chi non pagava restava
in prigione; e fu tanto l’impeto e rumore di sbirri e soldati e
la paura, chi tutti si ci credevano esser vera la ribellione e ogni atto
ch’aveano visto di Campanella e degli amici e prelati interpretavano
per cosa di ribellione; et facta est pestis animorum,sí che parea alla
gente vedere quel che non era e faceano di mosca cavallo. Tanto
piú che colui, chi nominava piú gente e dicea: – Il tale e ’l tale ponno
essere complici –, quello era piú stimato da Spinelli e Xarava; e
chi volea dir una parola in difesa loro era carcerato per ribello e, se
pagava, era liberato, se no, era afflitto miserabilmente, come anche
quelli che murmuravano delle composte si faceano alle terre,
oltre la paga che dava loro il Re; e faceano ciò che lor piacea,
non solo impune,ma premiati e travagliando li contradicenti alle
composte loro, del che si darà gran lista.

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