Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 306

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condennato e confessato, dicendoli ch’il confessore era un secolare
vestito di monaco per spiarlo, né pur in Napoli poi confessò
tormentato di novo, si vestir di Confrati Bianchi certi consiglieri,
fingendo che volean farlo morire, ed esso Sances con un Gesuino
confessore del viceré li promisero la vita in verbo regio,se confessava
la ribellione sopra la forca, perché avesse color di verità. E
Maurizio, temendo di morir de mandato regio perché avea ucciso un
suo cugino e una femina e andato sopra le galere turche, per scampar
la vita confessò sopra la forca quando andò fintamente ad appiccarsi;
e cosí lo portaro a far la confronta al Campanella e a fra
Dionisio e a conortar fra Pietro di Stilo, prelato del Campanella,
che confessasse per salvarsi, come lui avea fatto; e poi, fatto
questo officio iniquo, mandò il carceriere Alonso de Martinez e
Onofrio a dir al Gesuino che l’osservasse la parola, e ’l Gesuino
rispose che non si osserva palabra con ladrones,e fu appiccato con
perdita del corpo e dell’anima.

20. Per questo il Sances, credendosi aver trionfato di tutta la
causa, pose il Campanella dentro la fossa del niglio in Castelnovo,
che va quasi sotto mare, oscurissima, umidissima, dicendoli e
facendoli dire che senza altro avea a morire; e li davan da mangiar

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