Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 307

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malamente solo una volta il giorno, stava con li ferri alle gambe,
dormia in terra e li vennero flussi di sangue. E, cosí infermo, poi lo
posero nel tormento del polledro, senza lasciar che andasse prima
del corpo, dicendoli: – Càcati illoco nel tormento! – Il Campanella,
antevidendo ch’era forzato morire, tanto piú che il Sances
disse al boia che lo tormentasse a morte, e fu stretto con le funi al
polledro con tanta strittura che si rompevano tutte, e subito le raddoppiava,
e il dolor cresceva tanto orrendamente che lo fecero
spasmare e uscir di cervello: per questo, secondo avea previsto, conoscendo
che di certo moria se non diceva, però, per dar tempo,
disse che volea confesare. E perché il Sances e li giudici non sapeano
di teologia e astrologia, li levò dalla legge a queste altre scienze
con arte, dicendo ch’era vero, che lui predicò che si doveva mutare
il mondo e ’l Regno e che s’avea a far una repubblica nova universale,
secondo molte rivelazioni di santi e d’astrologi: e che,
quando questo fosse succeduto, lui voleva predicarla e farla: e che,
sendo dimandato da molti, disse a quelli che attendessero all’armi,
perché, occorrendo mutazione fatale da qualsivoglia banda, si difendessero
e facessero la republica antevista nell’Apocalissi di san
Giovanni: e nominò molti che consentiano a questo parere. Ma
però non confessò eresia alcuna né ribellione, ne volontà di ribellare.
Anzi, dice nella sua confessione, ch’interrogato da Maurizio
come potea far questo, li rispose che essi non avean d’assaltar il
Regno, ma, con questa condizionale: «se venia mutazione», volean
far la republica nelle montagne, difendendosi come li Spagnoli

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