Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 308

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nelle montagne quando entraro li Mori. E parlava in tal modo,
che li giudici si credessero che confessava e che solo negava la
prattica con Turchi, la quale nega espressamente e dice aver ripreso
Maurizio perché era andato su le galere d’Amurat. E perché essi
giudici non sanno quel che dice Arquato astrologo, e Scaligero, e
Cardano, e Ticone, e Gemma Frisio, e altri astrologi della mutazione
instante al secol nostro, né quel che dicen li santi Caterina,
Brigida, Vincenzo, Dionisio Cartusiano, l’abbate Ioachino, il cardinal
Cusano, ’l Caterino e don Serafin da Fermo e altri teologi,
pensaro che queste profezie fossero finte dal Campanella per tirar
la gente a ribellare e ch’erano false, e si contentaro di tal confessione,
sperando anche che poi nel tribunal del Sant’Officio confessasse,
che quella republica, che dicea voler fare, avea d’esser eretica:
e cosí saría stato brugiato. E poi, accortosi che la confession era
erronea, perché li altri non pigliassero la medesima fuga, non fecero
ch’esso Campanella facesse la confronta a fra Dionisio e agli altri,
come la facean fare da tutti l’altri chi confessavano.

21. Però, dandoli le difese poi al Campanella e l’avvocato di poveri,
chi piú presto avvocò contra per diventar consigliero, il
Sances fiscale finse che per curiosità desiderava saper in che profezie
fondava questi suoi detti e li fece scriver dal suo notario, dettando

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