Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 30

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carezze alli guerrieri, li medicano, serveno, abbracciano e confortano;
e quelli, per mostrarsi valenti alle donne e figli loro,
fanno gran prove. Nell’assalti, chi prima saglie il muro ha dopo
in onore una corona di gramigna con applauso militare
delle donne e fanciulli. Chi aiuta il compagno ha la corona civica
di quercia; chi uccide il tiranno, le spoglie opime, che porta
al tempio, e li si dona dal Sole il cognome dell’impresa. Usano i cavalieri una lancia, due pistole avanti cavallo, di
mirabil tempra, strette in bocca, che per questo passano
ogn’armatura, e hanno anco lo stocco. Altri portano la
mazza, e questi son gli uomini d’arme, perché, non potendo
un’armatura ferrea penetrare con spada o con pistola, sempre
assaltano il nemico con la mazza, come Achille contra Cigno,
e lo sconquassano e gittano. Ha due catene la mazza
in punta, a cui pendeno due palle, che, menando, circondano
il collo del nemico, lo cingeno, tirano e gettano; e, per poterla
maneggiare, non tengono briglia con mano, ma con li piedi,
incrocicchiata nella sella, e avvinchiata nell’estremo alle staffe,
non alli piedi, per non impedirsi; e le staffe han di fuori la
sfera e dentro il triangolo, onde il piede torcendo ne’ lati, le

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