Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 31

Precedente Successiva

fan girare, ché stan affibiate alli staffili, e così tirano a sé o
allongano il freno con mirabil prestezza, e con la destra torceno
a sinistra e a contrario. Questo secreto manco i Tartari
hanno inteso, ché stirare e torcere non sanno con le staffe. Li
cavalli leggeri cominciano con li schioppi, e poi entrano l’aste
e le frombole, delle quali tengono gran conto. E usano combattere
per fila intessute, andando altri, e altri ritirandosi a
vicenda; e hanno li squadroni saldi delle picche per fermezza
del campo; e le spade sono l’ultima prova.
Ci son poi li trionfi militari ad uso di Romani, e più belli,
e le supplicazioni ringraziatorie. E si presenta al tempio il capitano,
e si narrano li gesti dal poeta o istorico ch’andò con
lui. E ’l principe lo corona, e a tutti soldati fa qualche regalo
e onore, e per molti dì sono esenti dalle fatiche publiche. Ma
essi l’hanno a male, perché non sanno star oziosi e aiutano gli
altri. E all’incontro quei che per loro colpa han perduto, si
ricevono con vituperio, e chi fu il primo a fuggire non può
scampar la morte, se non quando tutto l’esercito domanda in
grazia la sua vita, e ognun piglia parte della pena. Ma poco
s’ammette tal indulgenza, si non quando ci è gran ragione.
Chi non aiutò l’amico o fece atto vile, è frustato; chi fu disobediente,
si mette a morire dentro un palco di bestie con
un bastone in mano, e se vince i leoni e l’orsi, che è quasi
impossibile, torna in grazia.
Le città superate o date a loro subito mettono ogni avere

Precedente Successiva