Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 35

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tira un gran carro - bella cosa! - e han li guardiani del territorio
armati, che per li campi sempre van girando. Poco usano
letame all’orti e a’ campi, dicendo che li semi diventano
putridi e fan vita breve, come le donne imbellettate e non
belle per esercizio fanno prole fiacca. Onde né pur la terra
imbellettano, ma ben l’esercitano, e hanno gran secreti di far
nascer presto e multiplicare, e non perder seme. E tengon un
libro a posta di tal esercizio, che si chiama la Georgica. Una
parte del territorio, quanto basta, si ara; l’altra serve per pascolo
delle bestie. Or questa nobil arte di far cavalli, bovi,
pecore, cani e ogni sorte d’animali domestici è in sommo pregio
appresso loro, come fu in tempo antico d’Abramo; e
con modi magici li fanno venire al coito, che possan ben generare,
inanzi a cavalli pinti o bovi o pecore; e non lasciano
andar in campagna li stalloni con le giumente, ma li donano a
tempo opportuno inanzi alle stalle di campagna. Osservano
Sagittario in ascendente, con buono aspetto di Marte e Giove:
per li bovi, Tauro; per le pecore, Ariete, secondo l’arte.
Hanno poi mandre di galline sotto le Pleiadi e papare e anatre,
guidate a pascere dalle donne con gusto loro presso alla
città e li luochi dove la sera son serrate. A far il cascio e latticini,
butiri e simili molto attendono, e a’ caponi e a’ castrati
e al frutto; e ci è un libro di quest’arte detto la Buccolica. E
abbondano d’ogni cosa, perché ognuno desidera esser primo
alla fatica per la docilità delli costumi e per esser poca e fruttuosa;
e ognun di loro, che è capo di questo esercizio, s’appella
re, dicendo che questo è nome loro proprio, e non di chi
non sa. Gran cosa, che donne e uomini sempre vanno in
squadroni, né mai soli, e sempre all’obedienza del capo si trovano
senza nullo disgusto; e ciò perché l’hanno come padre o
frate maggiore.
Han poi le montagne e le cacce d’animali, e spesso s’esercitano.

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