Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 554

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Art. 10
Argomenti da farsi a Veneziani per moverli contra Spagna.
Alli Veneziani bisogna proporre l’utile ch’averanno accordandosi
con Francia e con la Chiesa, e la necessità della religione a loro stato, e
la necessità del papato, dalla gioventù loro poco stimata, dopo che fra
Paolo e il Cremonino ateisti hanno insegnato la lor gioventù. E ch’il
papato è principato commune, e più d’Italiani, da cui essi sempre
hanno avuto grandi aiuti e signoria in mare e terra. Anzi, si son
aggranditi con aiutar la Chiesa, e che se ben non paresse a loro vera la
religione, non però deveno sprezzarla, sapendo che quella è il supremo
rimedio a mantener li stati, perché lega gli animi, da quali i corpi e le
fortune dipendeno. E che li popoli loro, se cominciassero a creder che
la religioneè sola arte di stato per frenar i popoli, uccideriano li principi
e il Senato, né mai obbedirebbeno, stando sempre scontenti, che
né in questo mondo han bene, né speranza dell’altro. Non ci è più
gran bestialità nel principe, quanto mostrarsi empio per ruinar presto.
Item, proporre a loro quanto meglio è per loro ch’il Papa abbia
Napoli, che non li Spagnoli, tanto per non esser combattuti, quanto
per aver il vitto e la sicurtà da lui, quanto perché, sendo questo Imperio
pontificale d’Italiani, essi ponno aver parte nel papato, nei cardinalati
e nelle ricchezze di quel regno, ch’oggi son possedute da nemici
loro intra a loro.
Di più, metter loro a considerazione che li Spagnoli, sapendo che
S. Pietro unito con S. Marco soli

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