Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 580

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XII
Ragion di far la guerra fatale a ruina dello spagnolismo, e dove, e
quando.

Dopo che saran publicate le dette cose contra Spagnoli, il che si fa in
un mese, insieme nella corte romana e per tutta Italia e Alemagna, che
son insidiatori della religione e dell’Imperio, che tengono quella per
ruffiana, e questo peculio della Monarchia spagnola, e del tradimento
che fanno alla libertà di tutte nazioni, e la imbecillità e viltà di lor
imperio che è nato e cresciuto con le forze strane: è necessario di ciò far
un libello, e mandarlo per tutto. E dopo smascarati, assaltarli.E
prima predicar in Roma e in Spagna, ch’è carità scacciar li Spagnoli dal
Mondo vecchio, dove non ponno far altro che male, e mandarli al
Mondo novo, dove ponno far bene, tanto per la fede catolica quanto per
la politica, dicit Dominus.E si deve tener per certo, che tutti principi di
Italia son del medesmo parere, ma non osano alzar l’armi contra
Spagna, se non son sicuri dell’aiuto di Francia e della libertà loro da tal
aiuto. Il che si conseguisce con le predette azioni e scritture e giuramenti.
Or che la Francia unita si trova, e non seppero li Spagnoli a tempo di
Filippo II tenerla divisa, dando una parte al duca di Ghisa, una ad
Omena, una al Lotaringo e una al Condé, come desideravano, cecati dal
desiderio d’intronizar un austriaco arciduca e l’infanta Isabella - onde li
principi si risolsero conciliarsi più tosto col Navarra che fu Enrico IV, né
mai averan tanta buon’occasione: onde si vede che

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