Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 196

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provedere contro i vescovi e papa nemici loro, con citarli a concilio
generale, e questo rimedio i Papi hanno schernito ancora, massime
dopo che meglio fu dichiarato che Concilium non potest super Papam, e
che non si può senza lui congregare. Onde Leone X rovinò i cardinali
che concorsero al conciliabolo di Pisa, e i principi loro amici mai
ottennero quel che volevano. Sempre seppero più i religiosi che i secolari
principi di questo gioco e con novo concilio disfanno gli altri
contrarii. Altri hanno rimediato cedendo al meglio che potevano, e
così Teodosio imperatore cedette e si umiliò a sant’Ambrogio buon
pastore, e i re goti lasciaro Roma, e andaro in Ravenna, cedendo a
buoni e ai tristi Papi; e il re d’Inghilterra, avendo fatto uccidere il vescovo
san Tommaso Cant., si compose col Papa, per non perdere il
regno, con pagare ogni anno 40 mila marche d’oro, e lasciando in testamento
il regno al Papa.
Dunque il re di Spagna deve cedere al Papa, buono o tristo, e differire
le sue azioni e ragioni quando l’ha, e umiliare i vescovi nemici
con la mano del Papa, unendosi a lui, ut supra, con le regole ut supra.
Alessandro re de Giudei, fattosi odioso a religiosi detti Farisei,
morendo disse alla moglie che lo buttasse dalla fenestra, acciò l’ira del
popolo, che da Farisei contro lui era animata, si sfogasse, e lasciasse
regnare la moglie e i figli come nemici del padre, e li comandò che
mai non si opponessero

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