Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 94

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Che si può dir più? Nullo animale, benché abbia le mani come
la scimia e l’orso, sa adoperare il fuoco, né toccare, né pigliarlo
dal sole, cavarlo dalle pietre, accenderlo, mitigar con quello i
metalli, gittare i monti, cuocere le vivande, e far tuoni e lampi come
Dio fa nell’aria, così fa l’uomo con l’artegliaria, e quel ch’è cosa
stupenda fa di notte giorno con la candela, e con ogli accesi tanto
mirabilmente, e così si serve del fuoco come di cosa vile rispetto
a lui.
Or se l’uomo non avesse altr’anima che dal fuoco, potria sprezzare
sì nobilissima e potentissima natura che gli animali non osano
mirare, e molte nazioni l’adorano? L’arte del fuoco è unica dell’uomo;
e dar senso alla scrittura, farla parlare, e che gli orologi
notino il tempo, e l’uso della calamita che mira al polo sono invenzioni
d’animo divino.
Ma l’astronomia mostra l’uomo celeste, poiché mira in suso e
misura la grandezza delle stelle, numera i moti, e quel che non vede
lo finge con epicicli et eccentrici, e fa li conti suoi tanto giusti,
non solo come conoscitore, ma quasi come fabro del cielo; e in
tanta varietà d’opinioni del modello e dei principii delle cose si
mostra la divinità sua che per tante vie camina alla conoscenza del
Creatore. E quel ch’è stupendo, ha trovato quando si fanno gli ecclissi
de’ luminari, e li predice molti secoli innanzi, e le congiunzioni
e aspetti di tutte le stelle, le nature e nomi, le comete, i loro
significati e gl’influssi, quel che fanno in terra, in aria e in acqua,
i tempi de’ solstizii et equinozii, i mutamenti loro e delli apogei et
eccentricitati che riescono a cupella. E quando Dio varia qualche
cosa in cielo, l’uomo s’accorge, e nota l’anomalie e irregolarità
sue, e sempre fa nuove tavole e indici di cose lontanissime, e
argomenta la morte e la vita, non solo dell’uomo, ma delli animali,
delle republiche, de’ regni, anzi del mondo istesso che ha da perire
per fuoco.
Tutti gli animali stanno dentro il ventre del mondo e l’uomo
con loro, come vermi dentro il ventre dell’animale; e pur solo
gli uomini s’accorgono che così è questo secondo grande animale
e li suoi principii, corsi, vita e morte. Dunque l’uomo non sta

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