Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 5

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per quattro porte, alli quattro angoli del mondo spettanti; ma
sta in modo che, se fosse espugnato il primo girone, bisogna
più travaglio al secondo e poi più; talché sette fiate bisogna
espugnarla per vincerla. Ma io son di parere, che neanche il
primo si può, tanto è grosso e terrapieno, e ha valguardi, torrioni,
artelleria e fossati di fuora.
Entrati dunque per la porta Tramontana, di ferro coperta,
fatta che s’alza e cala con bello ingegno, si vede un piano di
cinquanta passi tra la muraglia prima e l’altra. Appresso
stanno palazzi tutti uniti per giro col muro, che puoi dir che
tutti siano uno; e di sopra han li rivellini sopra a colonne,
come chiostri di frati, e di sotto non vi è introito, se non dalla
parte concava delli palazzi. Poi son le stanze belle con le finestre
al convesso e al concavo, e son distinte con picciole
mura tra loro. Solo il muro convesso è grosso otto palmi, il
concavo tre, li mezzani uno o poco più.

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