Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 56

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operando e donandola. Dunque, quando il calore occide il
freddo, Dio concorre allo scaldare, e non fa altro il calore con
Dio che scaldare e diffonder l’esser suo, e far altri caldo qual è
lui, e simile a lui: et a questo atto Dio concorre, perché è
entità e diffusion d’essere, e la dona, /che senza il primo essere
nullo può essere né dare il suo essere; ma a questo scaldare ne
segue la morte del freddo e ’l suo non essere; perché il freddo,
non sendo caldo, non può con lui esistere, ma manca di essere
quanto più quello cresce. E questo mancamento di freddo
Dio non può darlo né concorrere, perché egli medesimo
mancheria, e pateria il non essere. E la morte del freddo dunque
segue per accidente, e per accidente è voluta dal caldo,
che non intende il freddo uccidere per sé, ma dilatar l’esser
proprio, et assicurarlo, e così, pur quando il caldo è ucciso dal
freddo, concorre Dio al raffreddare, non al perire del caldo, se
non permissivamente.\
Dunque Dio non fece la morte né il male, ma questo
viene da la consequenza del Niente di cui Dio ni cavò e feo,
quando non eravamo: dunque solo permette la morte, il male
e la passione, in quanto è di altri vita, bene, generatione et
attione.

Quinci si scopre nelli mali morali che Dio manco è causa
del peccato, né concorre al peccato attivamente se non permissivamente,
perché il peccato è mancamento d’essere
e d’ordine e di ragione migliore, e si fonda sopra l’atto operante
per elettione ria di chi elegge anzi il ben minore et apparente
che il magiore e ’l vero, e Dio non può esser causa defettiva.

E quando noi uccidemo l’innocente, o adulteramo la
donna strana, /elegemo il danaro o la vendetta, che per sé son
buoni, e lo diletto, che è pur buono, non peccamo per esser
buoni etc., ma peccamo in quanto non è buono il diletto

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