Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 588

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vuol tempo, e con la tardanza s’invigora e cresce, con la quale il valor
s’allenta e scema, però io dico che l’imprese che fa il francese contra lo
spagnolo, deveno esser con celerità e apertamente, senza dar lor tempo
a pensare, né a tuoi d’allentare, ma sempre insistere.
E in particolare
quando cercano cessazion d’armi, non la concedere: perché questa è
certissima ruina di Francia. Così allentan le forze francesi e cresce
l’astuzia spagnola: convoca aiuti di fuori; muta l’animo di popoli;
corrompe quelli di Francesi principali a non esequir ben la guerra e a
tradir il Re e seminar tumulti in Francia, e diffidenza con manifestar
anche quei, che essi pur han corrotto per mover sedizione, unico
mezzo di guastar i disegni del re di Francia.
Item, perché li Spagnoli cercano tregue, e prometten di far quanto
vonno li Francesi, e ne faranno una o due subito, ma al fin poi gabbano,
vedendo allentarsi l’impeto francese, per questo è necessario
chiuder l’orecchie a loro, e come dice Salomon, Non credas inimico tuo
in aeternum
, e Omero, alle Sirene non dar l’orecchie.
Certo se li Francesi, dopo presa la Roccella e Susa fossero scorsi
per l’Italia, averiano preso Milano e Napoli. O almeno, quando morto
il re di Suecia fossero intrati con 50.000 uomini in Alemagna, averiano
tolto l’Imperio a casa d’Austria e riformato la politica cristiana per
tutto. Ma volsero giocar con li Spagnoli (ma credo distratti dal rumor
di Monsù) al gioco loro di procrastinare, e s’allentaro i Franchi, e li
Spagnoli ebber tempo di persuader a principi d’Italia e d’Alemagna
ch’era peggior l’Imperio francese per loro che lo spagnolo, e di
congregar aiuti da Italia e denari, e dissunir l’animi di Francia, etc.:
per tanto

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