Tommaso Campanella, Dichiarazione di Castelvetere, p. 105

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del re Filippo terzo dentro la mia camera: - Me dispiace, ch'è
morto il re e non vennero Turchi o Franzesi a pigliare questo
Regno! - Io disse: - Tu adunque pensi a cose nove! - E perché l'amicizia
se stringeva, un dí, stando collerico, pigliò l'imagine del re
e se la pose sotto li piedi, dicendo: - Guarda a chi stamo suggetti!
al re delli uccelli! - dicendo ch'era figliolo e sbarbato e di poco governo;
e qui vi era presente fra Dominico Petrolo, e noi admirati
dicemmo: - Che te ha fatto questa imagine? Ti potrebbe nuocere
e non giovare questo atto! -; esso Giulio rispose: - Quel che si fa
in presenzia d'amici non nuoce mai! - e disse che tacessemo. Io,
fra Tomase, repigliai questa imagine un poco macchiata e la posi
con ostia dove era prima, con l'altre imagine; e dopo esso Giulio
se pigliò un'altra imagine del re e una del Transilvano e una del
Gran Turco, ch'erano affisse in camera mia, e se le portò a casa;
di piú, dicendo io che serà mutazione, esso me respose: - Volesselo
Dio, ché noi ci averebbemo gran parte! -; io le disse: - Come? -;
esso me mostrò Marc'Antonio suo frate, dicendo ch'aveva compagni
e amici assai, banditi e di piazza, e parenti; io disse: - Questi
non ponno fare cosa alcuna, perché non se ponno opporre a potenza
grande, ma però - respose io - è bene aver amici assai, perché,
si il re averà guerra, la pòi tenere con chi vince -; esso rispose
che piú volte fu disposto d'andare in Turchia e che con li Turchi se
aiutarebbe; ma io, vedendo che parlava irato, mi burlavo. Di piú,
un giorno, avendo parlato io, che la terra nostra non avea bisogno
de presidio, perch'il principe de Squillace la giudicò cosí, non potendo
venire a Stilo esercito de Turchi, perché tutti li passi sono
stretti, e non potendo venire pochi, perché sono lontano de' mari
e sarebbono vinti nelli passi, esso Giulio e Geronimo, stando noi
nella tempa ditta Lanzari a canto al monasterio de santo Dominico,

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