Tommaso Campanella, Informatione sopra la lettura, p. 280

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verso la sapienza fu piú volte tenuto per uomo che fosse impossibile
a saper tanto e fu travagliato da’ frati suoi, e poi nel Sant’Officio,
perché non rivelò un fuggitivo ebraizzante con cui esso
Campanella disputò de fide in Padova, e quello fu poi carcerato in
Verona. Ma non fu mai convinto Campanella né confesso d’eresia,
se non per aver tenuto un libro di geomanzia, presoli avanti
che lo portasse all’Inquisitore per licenza, come esso pretendeva
fare: e in ciò si nota assai curioso, ed esser un di quelli delli quali
la Sapienza fa le prove, che dice l’Ecclesiastico al quarto capitolo:
«Timorem et metum et probationem inducet super eum, et cruciabit eum in
tribulatione doctrinae suae, donec tentet eum in cogitationibus suis
», le
quali cogitazioni alfin riusciro verso la conversione delle nazioni
tutte alla fede, come si vedrà dalli effetti di questa sua carcerazione.
4. Di piú, lui è accusato di voler ribellare, e non di ribellare, e
questa sua volontà non si prova con fatti, né con parole da lui dette

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