Tommaso Campanella, Informatione sopra la lettura, p. 283

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prefati ebbero poi la corda come falsari; e li testimoni di altri
luochi si provano che furo indutti da fra Cornelio Nizza, confederato
con Xarava a far il processo con promessa di vescovati, e dissero
mille bugie, come consta nel processo del Sant’Officio; e altri
testimoni fur indotti da fra Giovan Battista di Polistena, capital nemico
di fra Dionisio Ponzio, e dal Nizza, pur suo nemico e venduto
traditor della sua Religione, come si proverà. Tanto che un
frate fu condennato in galera, confesso e convinto d’aver scritto
lettere finte di ribellione a nome delli processati. Di piú, gli altri
testimoni, che dissero per paura e finsero causa d’eresia per sfuggir
la furia di processanti, son ritrattati nel Sant’Officio; e quelli chi
moriro, ingannati dal Nizza in verbo Dei e da Xarava in verbo regio,
morendo si ritrattaro e fecero fede alli confessori della Crocella
e altri Padri, presentate in processo del Sant’Officio e nelle difese
del Ponzio e d’altri. Di piú, non ci è testimonio che depone ex ore
Campanellae, se non Maurizio Rinaldis, il quale negò in mille tormenti
in Calabria e in Napoli, e poi confessò nella forca, ingannato
da un Gesuino in verbo regio e dal Fiscale vestito da confrate, e
poi li fecero perder l’anima e ’l corpo, e non li donaro tempo di ritrattarsi,
se non alli confrati. Li monaci fur in Sant’Officio ritrattati
o convinti di falsità.

Quarto, si prova il medesimo ex persona delli processanti.
E, primo, perché li processanti primi fu uno solo: don Luisi Xarava,
avvocato fiscale, uomo senza lettere etiam umane, talmente
che prese carcerato Giovan Francesco Branca, medico di Castrovillari

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