Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 295

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d’astronomi e concorda con me e con l’osservanze di Caldei, Persiani,
Egizi, Greci e Latini e Arabi, com’io provo di tempo in tempo;
talché io parlavo, come scienziato, del regno e rinovazion che
s’aspetta in terra secondo li prefati santi e astrologi (anche Cardano,
Arquato, Paolo Scaligero e altri) e della mutazion di tutti regni,
e non di questo di Napoli solamente; e pensavo in Roma nel
giubileo pubblicare questa dottrina; e ognuno la sentiva a suo modo;
e forse Xarava la pigliò per presagio di ribellione, come tutte
le parole di profeti e apostoli fur calunniate di ribellione ed eresia,
e anche di gran filosofi, come scrive Platon e Xenofonte e si legge
nella Bibbia.

5. Fra questo venne fra Dionisio da Ferrara senza effettuar la
pace, e narrava la prodigiosa inundazion del Tevere, dove lui si
trovò, e molti portenti, e li aggiungeva a questi detti del Campanella
della mutazion del mondo e di Calabria per li terremoti, comete
e altri sopradetti segni; e perché tre anni avanti l’era stato
ucciso il zio maestro Pietro Ponzio, e si dicea per opera di maestro
Giovan Battista di Polistina, il qual per tal causa era stato carcerato
in Roma e in Napoli e liberato cum clausola«supervenientibus novis
inditiis
»ecc., e per la detta causa fu mandato in galera un frate di
Catanzaro e uno fuggío in Turchia: però, sapendo fra Dionisio
ch’il Polistena volea farlo uccidere com’il zio per mezzo di Giulio
Soldaneri, chi stava ritirato in convento di San Domenico di Suriano
per aver ucciso dui proprii fratelli per la robba, però cercò guastar
quella amicizia del Polistena col Soldaneri per via di Maurizio
Rinaldi, amico di Soldaneri, e volea uscir con loro in campagna risolutamente

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