Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 309

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il Campanella molti articoli profetali, li quali esso Sances
portò a’ Gesuini e ad altri, e molti di quelli dissero che Campanella
avea ragione e che non eran finte per ribellare. Pero li mandò
molti Gesuini e teologi spagnoli a disputare. Li quali si divisero,
altri dicendo che diceva bene, altri che no. E ’l Campanella allegò
li predetti santi e astrologi e il cardinal anche Bellarmino; e poi
disse che, quando pur fossero false le profezie sue, questa non era
confessione di ribellare, ma di falsificar la teologia, e appartiene al
Sant’Officio, non a loro; e che in quel che dice, che volea formar
la nova republica, benché fosse finta e non appartenesse a’ monaci
(del che esso prova il contrario per teologia e per santa Caterina
e altri), non però era ribello, perché non confessa voler ribellare
contra il Re, ma che, se venía la ruina prevista nelli prodigi delle
comete e oracoli e terremoti e visioni in aria ed esorbitanze celesti
e nelle profezie, si volea servir del male in bene, facendo republica:
come né anche li Veneziani furo ribelli dell’Imperatore quando
fuggiro da Padua e d’Aquileia, cittati dello Imperio disfatte da
Attila flagellum Dei,e fabbricaro la republica dentro le lacune dell’Adriatico,
perché essi non disfecero l’Imperio ne ribellaro, ma si
serviro di quella occasione a viver liberi, né mai poi fur condennati
per questo, né li Spagnoli che si salvaro liberi sulle montagne
quando intraro li Mori in Ispagna. Il dubbio sta se li prodigi e profezie
erano sufficienti a mover un òmo dotto, e questo tocca al
Sant’Officio. Al quale Campanella piú volte appellò, e lui mostra
questo con infiniti scrittori profani e sacri, e ne fece un libro De
eventibus huic saeculo instantibus; e pur in Calabria per li proprii sui
segnali successe da ponente, donde venia la cometa, una gran ruina
da Carlo Spinelli, chi la saccheggiò quasi, e carcerò quasi mille
persone, e con soldati e sbirri la afflisse tanto. E quando non fosse

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