Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 312

Precedente Successiva

Xarava e Bibbia e Lauro per gabbarli; e poi il fiscale Sances, quando
fra Dionisio donò li capi per difensarsi contra loro, li scancellò
e non volse che si esaminasse contra li predetti; e li confessori,
praecipue il Padre Carlo di Castelnuovo, che scrisse al Papa come
avea saputo da tutti li carcerati, ch’avea la confessione loro sacramentale
ascoltato, che la ribellione era falsità e l’eresia fu finta per
non morir de facto in Calabria, e tutti li confessori delli morti e delli
viventi fecero questa fede contro li processanti e revelanti.

24. Sendo per la causa del Sant’Officio venuto dal Papa per
commissario il vescovo di Termoli, maestro Alberto Tragagliola,
e si scoperse la falsità del processo della ribellione per le molte ritrattazion,
che fur fatte dalli testimoni vivi e morendo, e per le
contraddizioni e sconvenienze e manifeste scolpazioni dell’eresia,
trovata per schifar la pena della finta ribellione; e ’l detto vescovo
si fe’ intendere, che volea liberar tutti, anche ch’il viceré e fiscali
con promesse e minaccen lo voleano levar di questo proposito, e
venne a morte, Dio sa perché, e disse morendo: – Mi dispiace
ch’io moro e non ho liberato questi frati –, e lo scrisse al Papa; poi
successe a lui, mentre si facean le difensioni, Benedetto Manini,
vescovo di Caserta, a voto delli nemici, e con dar tormenti ed esser
troppo fiscale non provò altro. Ma tutti furo liberati, laici e monaci.
E ’l Campanella, sendo impazzito, ebbe un’ora di corda, e restò
per pazzo quando era il Tragagliola; poi, al tempo del Manini,
fu ad istanza del Sances fiscale, ch’andò fin a Roma personaliter per
tal licenza, tormentato quaranta ora di funicelli usque ad ossa,legato
nella corda a braccia torte, pendendo sopra un legno tagliente e
acuto, che si dice «la viglia», che li tagliò di sotto una libbra di carne

Precedente Successiva