Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 313

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e molta poi n’uscía pesta e infracidata; e fu curato per sei mesi
con tagliarli tanta carne, e n’uscir piu di 15 libre di sangue delle
vene e arterie rotte, e sanò delle mani e parti inferiori, contra la
speranza di medici, quasi per miracolo, né confessò eresia né ribellione,
e restò per pazzo, non finto, come diceano.

25. Dopo questo, fuggío fra Dionisio dalli carceri, e li altri fur
liberati, ma solo li frati furo esiliati dal Regno per soddisfar alli
reggi fiscali, e ’l Campanella in perpetuo carcere dal Sant’Officio
di Roma, sine spe.Ma perché li frati, condennati a compiacenza
d’officiali reggi, subito in Napoli e altri in Roma fur aggraziati e
diventaro priori e officiali nella Religione, e si vide che questa
condanna era ad ostentationem fatta dalli ecclesiastici, e sapendo
ch’il Campanella senza esser esaminato fu condennato, e la sentenza
è nulla per questo e per le appellazioni secrete che prima e
poi mandò a Roma, non volsero mai permettere che andasse alli
carceri di Roma, né che si facesse la causa sua de rebellione in Napoli,
perché non poteano condennarlo in altro e perché non andasse
a Roma, dove sapean ch’avea d’esser liberato.

26. Però con crudeltà e astuzia grande lo posero in Castel Sant’Elmo
dentro a una fossa oscura, ventitré gradi sottoterra, sempre
alla puzza, oscuro e acqua, e quando piovea s’impia d’acqua e
mai ci entrava luce; stava inferrato sopra uno stramazzo bagnato,
con appena mezzo reale di vitto malamente, e ...

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