Archivio dei filosofi del Rinascimento

⟦Armogathe si propone di rispondere alla domanda: come leggere il Vanini? Scartate le ipotesi di relegare i testi vaniniani entro la categoria del plagio o di ricondurli alla letteratura d’imitazione, egli scorge l’originalità del Salentino entro lo spazio della alterazione delle fonti utilizzate e, sulla scorta delle ricerche storiografiche relative al passaggio dai modelli della retorica rinascimentale a quelli della retorica classica e alla nascita di nuove tecniche argomentative, individua i moduli retorici che consentono al Vanini di mascherare un pensiero eversivo nell’apparente innocenza di un impianto apologetico. (F. P. R.)⟧

⟦A partire dall’image noire del Vanini, Cavaillé estende la sua indagine alle tecniche dissimulatorie del testo vaniniano che, dettate dall’esigenza di ovviare ad un «silenzio imposto», costituiscono i contesti protettivi che permettono al Salentino di inserirsi nelle controversie teologiche del tempo. A fronte delle molteplici aporie, difficoltà e ambiguità del testo vaniniano, Cavaillé propone un principio di tolleranza epistemologica e di libertà ermeneutica, riconoscendo in ogni caso l’originalità del filosofo taurisanese, i cui tratti libertini sfocerebbero in una sorta di antiumanesimo, centrato non sulla «dignità dell’uomo», ma sulla «dignità dell’animale nell’uomo». (F. P. R.)⟧

⟦Edito nel 1958 il saggio di Corsano ha il merito di aver impresso una decisiva svolta agli studi vaniniani che le rigide tesi corvagliane del plagio gigantesco avevano condannato ad una fase di ristagno. L’interpretazione del Salentino, come tardo epigono del pensiero rinascimentale, passa, secondo Corsano, attraverso la delucidazione di un problema storico, in cui la valutazione della vicenda speculativa si intreccia strettamente con la vicenda biografia. Entro tale cornice lo studioso conduce un’attenta disamina dei testi vaniniani, letti nell’ottica della dicotomica contrapposizione tra un Amphitheatrum d’impianto apologetico ed un De admirandis d’impronta eterodossa. (F. P. R.)⟧

⟦Al di là dell’apparente disorganicità dei testi vaniniani l’autrice riconosce nella inesistenza di qualsiasi impalcatura ontologico-metafisica che possa supportare il divenire naturale e nella eliminazione di ogni forma di finalismo i punti cardini che attraversano e unificano il discorso vaniniano. Quindi conduce una stimolante e lucida indagine sul ruolo che il Vanini attribuisce alla ragione o alla immaginazione in una realtà fortemente destrutturata. (F. P. R.)⟧

⟦Tra le tappe più significative della cosiddetta “Vanini-Renaissance” v’è certamente questo penetrante saggio del Namer che, reagendo alla tesi corvagliana di un Vanini privo di originalità filosofica, individua il centro della riflessione speculativa del Salentino in un’antropologia capace di spiegare, sul terreno della vita vegetale e animale e a partire dalla sue condizioni nutritive, climatiche e sociali, la formazione fisica, psicologia e morale dell’uomo. (F. P. R.)⟧

⟦Il saggio di Nowicki rappresenta una tappa importante nel processo di rinnovamento degli studi vaniniani. Di particolare rilevanza è l’impianto metodologico, in cui le categorie centrali del pensiero del Salentino sono individuate attraverso una magistrale e scrupolosa indagine sul lessico vaniniano. Nel saggio si avverte – sia pure in forma ancora incoativa – l’impronta incontrologica del Nowicki filosofo che scopre nel pensatore studiato un carattere di attualità ed uno stimolo alla riflessione teoretica. Ed è questo un taglio che in realtà potenzia le capacità interpretative dello storico che definisce con molta lucidità i contesti protettivi entro i quali il Vanini si ricollega alla linea eterodossa dell’aristotelismo rinascimentale e si rivela in grado di rivolgersi ai lettori «degli ultimi decenni del xx secolo» per la sua concezione dell’uomo e delle opere umane, per la sua critica dell’ordine sociale e per la sua piena adesione al verbo dell’ateismo. Tuttavia, per una più esaustiva comprensione della interpretazione del Nowicki va tenuto conto che dopo il 1970 la sua ricerca storica si è sempre più intrecciata con l’impegno teoretico in una serie di saggi apparsi su Kairos nel 1998 e negli Atti dei due Convegni vaniniani del 1985 e del 1999, dei quali è prevista la pubblicazione in questa medesima sezione. (F. P. R.)⟧

⟦Alla fortuna del Vanini Giovanni Papuli ha dedicato gran parte delle sue energie, dando alle stampe una serie di contributi di particolare rilevanza storica. La fortuna del Vanini del 1975 è un’attenta esplorazione delle matrici culturali, ideologiche e storico-filosofiche da cui prendono le mosse le numerose interpretazioni succedutesi dal Seicento ai nostri giorni. Per la completezza e l’accuratezza dell’analisi, il saggio costituisce a tutt’oggi un essenziale punto di riferimento nello specifico settore degli studi vaniniani. (F. P. R.)⟧

⟦Attraverso un’indagine sui rapporti tra l’ateismo e l’apologetica del primo Seicento, l’attenzione è focalizzata sulla lettura mersenniana del Vanini e sulla corposa presenza dei testi vaniniani nel contesto della prima delle Quaestiones celeberrime in Genesim. (F. P. R.)⟧

⟦Nel saggio è condotta un’indagine sulle tecniche compositive della scrittura vaniniana nel suo complesso intreccio di simulatio e dissimulatio e con particolare riferimento alle figure retoriche di mimetizzazione del discorso segnalate dal Cardano nel De sapientia. (F. P. R.)⟧