Istituto  Italiano  per  gli  Studi  Filosofici

in collaborazione  con  l’Istituto  per  il  Lessico  Intellettuale  Europeo

e  Storia  delle  idee - CNR

 

 

LE PAROLE DEL FUTURO

profezia e poesia nell’età moderna

 

Seminario di studio

 

Napoli, venerdì 8 - sabato 9 ottobre 2004

 

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Sommari delle relazioni

 

 

Romeo De Maio

Michelangelo e la profezia figurata

 

Si indicano i vari punti in cui si articolerà la relazione. 1) Profezie su Michelangelo: Antonio Benivieni e Lorenzo il Magnifico sul destino artistico di Michelangelo; Vittoria Colonna sull’eterna salvezza di Michelangelo; Oroscopo di Lucio Gaurico. 2) Michelangelo e i profeti: Presagi onirici e paure di Michelangelo; Diffidenza verso i profeti savonaroliani (razionalità politica e devozione interiore dell’artista); Rispetto per la monaca profetessa Domenica da Paradiso. 3) Presentimento e profezia nell’opera di Michelangelo: Madonna del Silenzio; Madonna di Bruges; Tondo Taddei; Profezia sul destino del Papa nella Crocifissione di Pietro. 4) Profezie nella Cappella Sistina: Michelangelo inverte il compito di Profeti e Sibille caratterizzandoli come ricercatori di verità senza vaticinio: le Sibille divengono Sfingi (cfr. con le Sibille di Raffaello); Genealogia matrilineare sulla venuta di Cristo; Donna profetessa sull’altare del Sacrificio; Profezie sul Diluvio e il Diluvio razionale di Michelangelo. 5) Autoprofezia di Michelangelo: Autoritratto ironico e autoritratto profetico nella Cappella Sistina.

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Michaela Valente

Gli Oracula Sibyllina nel Rinascimento

 

Il contributo intende ricostruire lo stretto rapporto tra profezia e Riforma protestante attraverso gli Oracula Sibyllina di Castellione. Vicende editoriali – quali l’intervento di Oporino come editore e la presenza di Rouxel a Basilea – e precise scelte teologiche e culturali si intrecciano e rivelano una nuova lettura di un testo classico. Sebastiano Castellione, definito l’apostolo della tolleranza, in quest’opera riversa la sua profonda conoscenza di grecista e di filologo.

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Guido Giglioni

Voci della Sibilla e voci della natura. Divinazione oracolare

e strategie comunicative in Girolamo Cardano

 

La relazione intende soffermarsi sul rapporto tra linguaggio e natura nella teoria cardaniana della divinazione. In particolare, l’interazione tra il responso oracolare e l’audience a cui esso è rivolto mette in luce lo stretto legame tra le componenti retoriche del linguaggio e le manifestazioni della soggettività cosciente. Da un lato, vi è da parte di Cardano lo sforzo di portare all’espressione la spontanea sapienza e preveggenza della natura, uno sforzo che, date le continue interferenze provenienti dal mondo umano e dal mondo demoniaco, è costantemente esposto alle insidie di plagio, simulazione e mistificazione. La problematicità e ambiguità della divinazione naturale e i suoi confini sempre incerti con la divinazione artificiale vengono evidenziati proprio dalla natura intrinsecamente retorica e ‘artificiosa’ del linguaggio umano. D’altro lato, la bontà del responso oracolare è verificata proprio dalla muta testimonianza della natura e dal momentaneo obliteramento della coscienza umana, che aprono la porta ai presagi veritieri, al sogno premonitore, a ciò che solo in apparenza e in superficie sembra preternaturale perché in realtà è il linguaggio diretto e inequivocabile della natura. Nella sua intepretazione della profezia oracolare, Cardano oscilla tra demitologizzazione razionalistica, spiegazione naturalistica e analisi retorica.

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Eugenio Canone

Ispirati da quale dio? Giordano Bruno e le parole della sapienza

 

Nella relazione si esamineranno alcuni temi che, in maniera diversa, fanno capo alla riflessione di Bruno sulla divinazione. Quindi, l’idea che la divinità possa essere fonte di ispirazione o, in qualche modo, manifestare una sua ‘volontà’, da realizzarsi tramite l’opera di individui speciali. Ci si chiederà in che senso per Bruno l’ispirazione creativa – poetica o filosofica – può dirsi favorita e potenziata dalla divinità, o essere dono della grazia divina. Nella relazione ci si soffermerà inoltre sul tema delle Muse e degli dèi intermediari, nonché sull’idea di diversi gradi della Sapienza. Si ritornerà pure sulla questione della ‘contrazione’ e dello spirito, in rapporto alla concezione bruniana della divinazione.

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Armando Maggi

‘La poesia del vero’: amore e profezia nell’opera di Fulke Greville

 

Fulke Greville (1554-1628) o, secondo l’epistola dedicatoria della Cena de le Ceneri, il «molto nobile e ben creato Folco Grivello», l’ospite del ‘convito’ bruniano, è una delle figure più evasive del Rinascimento inglese e ancora attende una completa attenzione critica. Questo intervento esamina il messaggio apocalittico della sua produzione, con particolare attenzione alla sezione conclusiva del suo canzoniere Caelica. In una famosa pagina del suo Life of Sidney, Greville sostiene che a Sidney, al quale era legato da profonda amicizia, Dio ha concesso una prematura morte così da non dover perdurare «in this decrepit age of the world». Greville ritiene che esista una diretta correlazione tra la decadenza della ‘natura’, concetto questo che verrà esaminato anche attraverso le sue opere teatrali Mustapha e Alaham e il poema A Treatise of Religion, rifletta una oggettiva decadenza delle istituzioni umane, inclusa la Chiesa, e l’interiorità umana nel suo complesso. Influenzato dalla teologia calvinista, nel componimento 88 di Caelica Greville giunge ad affermare che le catastrofi che il mondo creato ha già sperimentato e che preannunciano l’apocalisse (il diluvio; la caduta di Babilonia) «are nothing to the man’s renewed birth».

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Germana Ernst

Redeunt Saturnia regna. Profezia e poesia in Tommaso Campanella

L’ultimo scritto di Campanella è una lunga Ecloga in esametri latini, scritta in occasione della nascita a lungo attesa del Delfino di Francia, il futuro Re Sole. Celebrando l’evento, l’autore auspica che il futuro sovrano possa realizzare una profonda renovatio della cristianità e del mondo tutto, e nella seconda parte del carme ne traccia le tappe fondamentali della vita alla luce delle configurazioni celesti della natività. Nei versi, e soprattutto nelle annotazioni, della composizione Campanella ripropone ancora una vota le fonti profetiche che avevano giocato un ruolo di primo piano nella sua vita e nel suo pensiero, a partire dalla tentata congiura di Calabria. Nel contributo ci si propone di ripercorrere i momenti e i motivi più significativi di tale tensione profetica, con particolare attenzione per la loro presenza all’interno delle composizioni poetiche.

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Anna Cerbo

Forme di poesia profetica tra Cinquecento e Seicento

 

Nel contributo si intendono prendere in esame le diverse forme di profezia presenti nella poesia epica, politica e religiosa tra Cinquecento e Seicento: dalla profezia di eventi già avvenuti, post facta (Tasso, Gersalemme liberata, XV) alla profezia di fatti di un futuro imminente o ancora lontano (Tasso, Tansillo, Carafa); dalla profezia che riguarda il futuro di una nazione alla profezia del destino dell’Europa (Camões, Campanella) o ancora del mondo intero. Si intende approfondire il ruolo e la funzione strutturale della profezia in un poema mitologico e antinarrativo come l’Adone del Marino. Relativamente alla poesia religiosa ci si soffermerà su alcuni componimenti poetici della letteratura italiana ed europea del tardo Rinascimento che hanno come tema la fine del mondo e il Giudizio universale (Arcangelo Spina, Andreas Gryphius).

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Leen Spruit

Profezia e spiritualismo: i Collegianti olandesi del Seicento

 

L’intervento si concentra su una gruppo di autori, Galenus Abrahamsz de Haan, Adam Boreel e Daniel de Breen che, ispirandosi ad autori quali Schwenckfeld, Castellione e Coornhert, hanno dato un contributo significativo alla fisionomia del Protestantesimo eterodosso olandese dopo il Sinodo di Dordrecht (1619). Particolare attenzione sarà dedicata all’esegesi biblica, alle dottrine teologiche sui doni carismatici e alle implicazioni per l’ecclesiologia e per l’antropologia (anche nel senso filosofico).

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Margherita Palumbo

La fortuna seicentesca degli Oracula Sybillina

 

L’intervento si propone di delineare la fortuna degli Oracula Sybillina nel Seicento, ricostruendo – attraverso le numerose ‘dissertationes de Sybillis’ pubblicate sia in area riformata che cattolica – le linee fondamentali di un dibattito che vide tra i principali protagonisti teologi ed eruditi quali Vossius, Marck, Blondel e Crasset, e che suscitò, come risulta da riferimenti rintracciabili negli scritti e nelle lettere, l’interesse leibniziano.

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Ingrid D. Rowland

Poesia e profezia nel sistema enciclopedico di Athanasius Kircher

 

Benché fortemente convinto dell’efficacia del metodo empirico-sperimentale applicato alla spiegazione dei fenomeni naturali, il gesuita seicentesco Athanasius Kircher continuava a nutrire un forte interesse per le modalità dell’ispirazione divina espressa – seguendo una collaudata pista neoplatonica – nella musica, poesia e profezia. Spietato smascheratore della credulità sia degli antichi che dei suoi contemporanei, denigratore dei miracoli, Kircher non poteva rinunciare del tutto né ad un misticismo di impronta assai personale né al ricorso ad aiuti angelici, soprattutto nel suo dialogo cosmologico Iter Extaticum (1656 e 1660) e nella grande enciclopedia egittologica, Oedipus Aegyptiacus (1652-1655).

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David Marshall

Il lettore come poeta: linguaggio e apertura al futuro in Giambattista Vico

 

Poesia e profezia sono entrambe notoriamente aperte all’interpretazione. Non di raro, può sembrare che la poesia abbia bisogno di un supplemento in prosa per una spiegazione. D’altra parte, la profezia può sembrare o troppo incline alla credulità o troppo vaga, applicabile cioè a tutte le eventualità possibili. Nella filosofia matura di Giambattista Vico la poesia e la profezia vengono a coincidere nei primi sviluppi della capacità umana di linguaggio. Ciò risulta chiaro nella Scienza nuova del 1744, § 379, dove Vico individua la nascita del linguaggio nella percezione degli uomini primitivi, per i quali il tuono e il fulmine sono segni della volontà di Giove. La cognizione della volontà è divinazione, osserva Vico, cosicché la divinazione è una sorta di teo-logia, cioè un linguaggio umano composto dagli dèi. In questo brano famoso, Vico considera la possibilità del linguaggio sulla percezione circa una volontà che non esiste. Non la divinità, ma il lettore è qui il poeta; come dice lo stesso Vico: i primi poeti hanno formato una lingua dalla propria paura e sulla speranza per il futuro. Questa apertura  al futuro è alla base di un linguaggio sia normativo sia aperto alla reinterpretazione continua.

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