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Francesco Aronadio

 

Il campo semantico di noein fra epos e filosofia: il caso emblematico di Senofane

 

Nel lessico di Senofane – snodo importante nella cultura greca, fra il mondo della poesia e quello delle nuove forme di sapere, fra le quali la filosofia – sono ravvisabili i segni della trasformazione semantica che noein attraversa da Omero a Platone. Da una lettura incentrata sui frammenti 23, 24 e 25 DK, emerge che il noein è presentato come una dinamica non dissimile da quella propria delle sensazioni (nel senso che rientra nel modello fondamentalmente percettivo attraverso cui in età arcaica erano intese le attività cognitive) e trova il tratto suo peculiare nell’orientarsi a qualcosa di globale, nell’essere percezione di una situazione, di una totalità. Da ciò deriva che solo alla divinità, che secondo Senofane non percepisce attraverso organi localizzati e perciò limitati, ma si estende per tutto l’universo e conosce attraverso l’intera sua estensione, si addice un noein pienamente dispiegato. Rispetto a tale sapere divino, la conoscenza propria dell’uomo ha un carattere relativo, nel senso che, dati i limiti ‘fisici’ del suo percepire umano, può procedere solo per assimilazioni e differenziazioni, e progredire solo attraverso un allargamento nel tempo e nello spazio delle proprie esperienze. Il ventaglio delle valenze semantiche del noein in Senofane non è però completo se non si integra in esso la componente volizionale e operativa, attestata in particolare nel fr. 25 e presente già in Omero.