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Riccardo Chiaradonna


Anima e intelletto in Plotino: la dottrina dell'anima non discesa
e la conoscenza degli intelligibili


In numerosi trattati Plotino presenta e sviluppa la dottrina secondo la quale l'anima individuale non discende completamente nel mondo dei corpi, ma una "parte" di essa rimane sul piano dell'Intelligibile e ha di esso una conoscenza compiuta e adeguata, sebbene noi non ne siamo per lo più coscienti. La dottrina dell'anima non discesa ha suscitato discussioni e interpretazioni divergenti fin dall'antichità: i neoplatonici successivi a Plotino (Giamblico e Proclo in particolare) vi dedicarono molta attenzione, criticandola per lo più aspramente. L'intento di questo contributo è situare la teoria di Plotino nel contesto più ampio della sua epistemologia, collegandola soprattutto alla tesi secondo cui è necessario fornire una trattazione del mondo intelligibile non analogica, ma in accordo ai principi adeguati a esso. Anche le critiche rivolte a Plotino dai neoplatonici tardi risultano pienamente comprensibili solo in riferimento all'epistemologia comunemente accettata nel platonismo di scuola (diversa da quella plotiniana soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra astrazione e conoscenza intellettuale) e agli altri argomenti polemici che essi indirizzano contro Plotino in merito alla sostanza, il movimento, lo statuto del mondo fisico e il suo rapporto con l'intelligibile. La netta diversità delle posizioni permette di confutare l'opinione comune secondo cui Plotino sarebbe stato il "caposcuola" del neoplatonismo. La stessa denominazione di "neoplatonismo" per designare un'unica corrente filosofica che da Plotino arriverebbe a Simplicio e Damascio si rivela fuorviante.