Anima e intelletto in Plotino: la dottrina dell'anima non discesa
e la conoscenza degli intelligibili
In numerosi trattati Plotino presenta e sviluppa la dottrina secondo la quale
l'anima individuale non discende completamente nel mondo dei corpi, ma una
"parte" di essa rimane sul piano dell'Intelligibile e ha di esso una conoscenza
compiuta e adeguata, sebbene noi non ne siamo per lo più coscienti. La dottrina
dell'anima non discesa ha suscitato discussioni e interpretazioni divergenti
fin dall'antichità: i neoplatonici successivi a Plotino (Giamblico e Proclo in
particolare) vi dedicarono molta attenzione, criticandola per lo più
aspramente. L'intento di questo contributo è situare la teoria di Plotino nel
contesto più ampio della sua epistemologia, collegandola soprattutto alla tesi
secondo cui è necessario fornire una trattazione del mondo intelligibile non
analogica, ma in accordo ai principi adeguati a esso. Anche le critiche rivolte
a Plotino dai neoplatonici tardi risultano pienamente comprensibili solo in
riferimento all'epistemologia comunemente accettata nel platonismo di scuola
(diversa da quella plotiniana soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra
astrazione e conoscenza intellettuale) e agli altri argomenti polemici che essi
indirizzano contro Plotino in merito alla sostanza, il movimento, lo statuto
del mondo fisico e il suo rapporto con l'intelligibile. La netta diversità
delle posizioni permette di confutare l'opinione comune secondo cui Plotino sarebbe
stato il "caposcuola" del neoplatonismo. La stessa denominazione di
"neoplatonismo" per designare un'unica corrente filosofica che da Plotino
arriverebbe a Simplicio e Damascio si rivela fuorviante.