Programma seminari

 

Barbara Faes de Mottoni

 

Estasi, rapimento, excessus mentis nel Medioevo

 

 

 

Estasi, excessus mentis, alienatio mentis e raptus, in prima approssimazione si possono definire uno scarto rispetto allo stato cosiddetto normale, una rottura di equilibrio per eccesso. Nella trattatistica teologica tardo-antica e medievale sperimentano questo stato per lo più soggetti privilegiati che, benché mortali, conoscono di più e in modo diverso rispetto agli altri uomini, e sperimentano situazioni di confine. Sono ad esempio i profeti, i contemplativi, alcuni personaggi emblematici della Bibbia come Mosè, Paolo, ma anche Adamo nel suo torpore indotto da Dio per formare da una sua costola Eva. In questi soggetti si ha rarefazione o addirittura perdita della sensibilità corporea, in taluni casi anche della percezione immaginativa, fino ad arrivare alla perdita della ragione e ciò per aprirsi a forme di conoscenza superiori a quelle discorsivo-razionali, forme che globalmente si possono designare come illuminativo-rivelative. Ma estasi, excessus mentis, alienatio mentis e raptus sono termini sinonimi? Quali ambiti disciplinari investono e connettono? Quali sono le fonti alle quali i medievali attingono? In quali generi letterari li discutono? Quali i motivi principali emergenti da tali discussioni? Seguendo principalmente le figure di Paolo rapito al terzo cielo e di Mosè nell’ascesa al Sinai nella riflessione di Bonaventura e Tommaso (sec. XIII), e quella di Beniamino in mentis excessu (Ps. 67, 28), nell’interpretazione di Riccardo di s. Vittore (sec. XII), si delineano alcuni nodi centrali di delle tematiche “estatiche” in alcuni esempi di teologie medievali.