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Emidio Spinelli

“Simile simili cognoscitur…”. Il problema della relazione con le altre menti in Hans Jonas

 

 

Questo contributo prende spunto dal fortunato ritrovamento – all’interno del Nachlass di Hans Jonas, presso il “Philosophisches Archiv” dell’Univeristà di Konstanz – di un breve dattiloscritto del 1953. Esso rappresenta una sorta di Ur-text in lingua inglese del secondo paragrafo di un più ampio contributo, pubblicato nella sua interezza solo nel 1970: Wandel und Bestand. Vom Grunde der Verstehbarkeit des Geschichtlichen (già presentato, in versione ridotta, come discorso di apertura del V Congresso della “Fédération International des Associations d’Études Classiques”, Bonn 1-9-1969). Sullo sfondo della questione teoreticamente rilevante, relativa alle possibilità e ai limiti della comprensione in generale e della comprensibilità storica in particolare, Jonas si interroga sul problema della conoscenza della mente o interiorità altrui. Partendo dal deciso rifiuto di qualsiasi spiegazione legata all’analogia o alla proiezione della nostra esperienza introspettiva sugli altri, viene esplorata la strada di una nostra apertura senza confini a una forma di comunicazione con tutto il mondo vivente. In questo senso – grazie anche al recupero di modelli teorici antichi, come quello empedocleo e quello platonico della ‘reminiscenza’ – la vera comprensione originaria delle altre menti diventa un capitolo speciale della “conoscenza della vita mediante la vita stessa”, un riconoscere su base quasi ‘empatica’ l’uguale mediante l’uguale, messo in moto da ciò che accomuna gli uomini e dalle loro possibilità, con una contemporanea rivalutazione della spontaneità espressiva (animale e umana, di nuovo).