Dagmar von Wille, Schede bibliografiche (2019), scheda 10

Giordano Bruno, Gesammelte Werke, herausgegeben von Ludwig Kuhlenbeck, 6 voll., Leipzig-Jena, Eugen Diederichs, 1904-1909.

L’edizione dei Gesammelte Werke di Giordano Bruno a cura di Ludwig Kuhlenbeck apparve negli anni 1904-1909: prima a Leipzig (i primi due volumi) e, dalla primavera del 1904, a Jena sempre presso l’editore Eugen Diederichs. L’edizione contiene, oltre alla versione tedesca dei sei Dialoghi italiani di Bruno, le traduzioni dell’Oratio valedictoria, dell’Oratio consolatoria, della parte iniziale del Camoeracensis acrotismus, degli atti del processo bruniano nell’edizione di Domenico Berti del 1868 nonché della lettera di Kaspar Schoppe a Konrad Rittershausen del 17 febbraio 1600. Si tratta della prima raccolta di opere bruniane in lingua tedesca, e rimarrà anche l’unica per tutto il secolo successivo. Le prime traduzioni tedesche dei Dialoghi italiani di Bruno risalgono all’Ottocento. Dopo le versioni quasi complete dei dialoghi De la causa e De l’infinito, pubblicate da Thaddä Anselm Rixner e Thaddä Siber nella loro antologia bruniana del 1824 (Leben und Lehrmeinungen berühmter Physiker am Ende des XVI. und am Anfange des XVII. Jahrhunderts, V. Heft. Jordanus Brunus mit dessen Portrait, Sulzbach 1824) – traduzioni che suscitarono critiche già da parte dei contemporanei –, fu edita a distanza di quasi cinquant’anni una breve raccolta di sonetti bruniani in versione tedesca a opera di Matthias Koch (sonetti tratti in gran parte dagli Eroici furori): Vierzig Sonette von Giordano Bruno, übersetzt, erläutert und mit einer Einleitung versehen von Dr. Matthias Koch, ordentl. Lehrer, in Programm des städtischen Gymnasiums zu Stolp für das Schuljahr 1869-70, Stolp 1870. Va inoltre menzionata la nuova traduzione pressoché integrale del De la causa a cura di Adolf Lasson: Von der Ursache, dem Princip und dem Einen, hrsg. von A. Lasson, Berlin 18721 (come è noto, sin dall’estratto tedesco di Friedrich Heinrich Jacobi del 1789, il De la causa segnerà maggiormente la ricezione in Germania dell’opera bruniana). Per le traduzioni dei restanti Dialoghi italiani si dovrà però attendere la fine del secolo; esse sono quasi tutte opera di Ludwig Kuhlenbeck. Quando, nei primi anni del Novecento, viene pubblicata l’edizione dei Gesammelte Werke (GW) di Bruno da lui curata, Kuhlenbeck può ormai guardare indietro a un lavoro ventennale di traduzioni – sia dei Dialoghi italiani sia di estratti da altri scritti bruniani – e di pubblicazioni intorno al pensiero del filosofo. Il giurista Kuhlenbeck (1857-1920) fu professore di diritto e avvocato a Lausanne, autore di scritti giuridici, seguace del monismo con inclinazioni mistiche e fautore di una concezione social-darwinistica ed eroico-estetica. Egli aveva già pubblicato due contributi su Bruno nella rivista «Sphinx», organo del movimento esoterico tedesco (Giordano Bruno und die natürliche Magie, marzo 1887; Giordano Bruno, sein Leben und seine Weltanschauung, giugno-luglio 1888) quando nel 1889 inaugura la serie delle sue versioni tedesche dei Dialoghi italiani con lo Spaccio de la bestia trionfante, dedicato all’amico Hermann Brunnhofer: Reformation des Himmels. Lo spaccio della bestia trionfante, Leipzig, Rauert & Rocco, 1889 (rist. Leipzig, H. W. Th. Dieter, 1890 e 1899, che poi apparirà nel 1904 come secondo vol. dei GW con il titolo modificato Die Vertreibung der triumphierenden Bestie). La data di stampa della prima traduzione dello Spaccio coincide con quella dell’erezione del monumento a Bruno di Ettore Ferrari a Campo de’ Fiori. Nella prefazione, Kuhlenbeck ringrazia l’artista per avergli concesso di riprodurre una fotografia della statua (cfr. op. cit., Vorrede des Übersetzers, p. XIV). Egli mostra l’intenzione di pubblicare anche le traduzioni di altre opere italiane e latine di Bruno – qualora ci fosse interesse da parte del pubblico –, a cominciare da quelle della Cabala e degli Eroici furori, già approntate da tempo (cfr. ibid.). Nel 1891 Kuhlenbeck pubblica un’antologia di estratti degli scritti bruniani – tra cui anche di quattro Dialoghi italiani –, con una prefazione di Moriz Carriere, il quale contribuì pure alla traduzione di numerosi brani: Lichtstrahlen aus Giordano Bruno’s Werken, Leipzig, Rauert & Rocco, 1891. Fanno seguito le edizioni della traduzione del De l’infinito (Zwiegespräche vom Unendlichen, dem All und den Welten, Berlin, Hans Lüstenöder, 1893; rist. Leipzig, Albert Warnecke, 1896, poi stampato nel 1904 come terzo vol. dei GW con il titolo Zwiegespräche vom unendlichen All und den Welten), di un’antologia di poesie di Bruno, Luigi Tansillo e proprie (Lorbeer und Rose. Sonette und andere Verse Giordano Bruno’s und Tansillo’s nebst einer Auswahl eigener Dichtungen, Frankfurt an der Oder, Hugo Andres & Co., 1894), e della versione dell’ultimo dei Dialoghi di Bruno: Eroici furori, oder Zwiegespräche vom Helden und Schwärmer, Leipzig, Wilhelm Friedrich [1898], poi quinto vol. dei GW (1907). Sulla scia di Carriere e di Brunnhofer, ma anche di Hermann Lotze, il quale tendeva a una sintesi tra concezione metafisica e scientifica, Kuhlenbeck segue un filone interpretativo – portato avanti da Heinrich Ritter, poi confutato da Bertrando Spaventa, da Dilthey e altri – che pone in primo piano un Bruno mistico. Nella sua concezione, la mistica è «“luce per la via” verso la divinità» e, al tempo stesso, «ultima parola della cosiddetta dottrina evolutiva», dall’atomo all’universo (cfr. Eroici furori [1898], cit., Vorwort des Übersetzers, pp. I-II, IX, XVI). Per Kuhlenbeck, panteismo e mistica coincidono nella concezione fondamentale di una divinità immanente (cfr. ivi, p. XI). Tale approccio si avvicina in seguito alla teoria nietzscheana dell’arte come funzione organica, sì da privilegiare l’aspetto estetico-metafisico, sempre però nell’orizzonte attualizzante del monismo, per il quale Bruno assurge a simbolo della modernità. Dall’affinità culturale tra il «Giordano-Bruno-Bund für einheitliche Weltanschauung» sotto la guida di Bruno Wille e Ernst Haeckel, la cerchia dei monisti e il progetto editoriale di Diederichs, vicino a tali ambienti, nasce infine l’edizione dei Gesammelte Werke. Come primo volume vede la luce nel Natale del 1903 (ma con la data del 1904) Das Aschermittwochsmahl, traduzione – anche se non integrale – de La cena de le Ceneri, seguita sempre nel 1904 dalle versioni dello Spaccio (vol. 2) e del De l’infinito (vol. 3). La pubblicazione riprende nel 1906 con Von der Ursache, dem Anfangsgrund, und dem Einen (vol. 4), versione tedesca del De la causa. Come quinto volume dell’edizione esce nel 1907 la traduzione degli Eroici furori e, infine, nel 1909, Kabbala, Kyllenischer Esel, Reden, Inquisitionsakten (vol. 6). Benché Kuhlenbeck si proponesse di offrire al pubblico tedesco anche una traduzione della Lampas triginta statuarum con ampio commento (cfr. vol. 6, cit., Erläuterungen, p. 234, nota 1), l’edizione non vide però la luce. Nella sua ultima monografia su Bruno, Giordano Bruno. Seine Lehre von Gott, von der Unsterblichkeit der Seele und von der Willensfreiheit (Berlin, Protestantischer Schriftenvertrieb, 1913) – che contiene estratti dalla Summa terminorum metaphysicorum e dalla Lampas triginta statuarum –, egli prese implicitamente le distanze dall’enfasi nazionalista con cui nelle sue prefazioni ai Dialoghi italiani di Bruno aveva dato espressione alle proprie convinzioni circa la superiorità della ‘razza nordica’, rinviando alla fedele traduzione dei testi su cui far affidamento per una verifica (cfr. ivi, pp. 2-3). Malgrado le notevoli manchevolezze delle sue traduzioni – basti qui menzionare, per fare un esempio, alle omissioni nel quinto dialogo della Cena e a diverse sue scelte stilistiche – nonché la pubblicazione, proprio negli stessi anni, delle traduzioni dello Spaccio e del De la causa a cura di Paul Seliger, conoscitore più esperto della lingua italiana dell’età rinascimentale (Die Vertreibung der triumphierenden Bestie, Berlin-Leipzig, Magazin-Verlag Jacques Hegner, 1904; Von der Ursache, dem Prinzip und dem Einen, Leipzig, Reclam, 1909), fu la traduzione di Kuhlenbeck a essere maggiormente recepita fino alla seconda metà del Novecento e oltre, soprattutto perché offriva una base testuale più ampia.

Salvestrini, Bibliografia, n. 10, pp. 37-38; n. 67, p. 73; n. 124, p. 98; nn. 120-122, p. 97; n. 105, p. 88; nn. 103-104, pp. 86-88; n. 79, p. 78; nn. 145 e 147, p. 107; n. 137, p. 103; n. 178, p. 128; n. 196, p. 142; n. 182, p. 132 e, per le pubblicazioni di Kuhlenbeck, ad indicem; Irmgard Heidler, Zum Kontext der Gesammelten Werke Giordano Brunos im Eugen Diederichs Verlag (1904-1909), «Bruniana & Campanelliana», IV, 1, 1998, pp. 141-163; Christoph Becker, Giordano Bruno – Die Spuren des Ketzters. Ein Beitrag zur Literatur-, Wissenschafts- und Gelehrtengeschichte um 1600, vol. I, Stuttgart 2007, pp. 103-104, 107-109, 141-145, 151-155; Steffen Schneider, traduzioni tedesche, in EBC, vol. III, coll. 205-209.