Andrea Suggi, Schede (2010), scheda 3

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Tommaso Campanella, La città del Sole, a cura di Luigi Firpo, Nuova edizione a cura di Germana Ernst e Laura Salvetti Firpo, Postfazione di Norberto Bobbio, Roma-Bari, Laterza, 2006 (Ia ed. 1997), pp. 3-59.

La città del Sole, probabilmente l’opera più nota di Tommaso Campanella, descrive una repubblica ideale le cui norme sono in tutto ispirate al modello della natura. Fortemente radicata nella filosofia della natura di Campanella, questa breve opera politica contiene la rappresentazione di una società che fonda nella natura la propria legittimità perché la intende come espressione dell’intelligenza divina, autrice dell’ordine e della giustizia che intesse il creato, e perciò degna della più attenta imitazione. Rappresenta al tempo stesso una critica alla società del tempo, considerata assai lontana dal modello naturale e perciò non solo ingiusta, ma anche infelice, critica condotta attraverso la descrizione di una repubblica inesistente e però possibile. Tra i cardini dell’organizzazione socio-politica dei Solari compare l’equa divisione del lavoro, che impegna tutti i cittadini, nessuno escluso, la proprietà comune dei beni e la condivisione delle donne, l’accesso all’istruzione aperto a ciascuno, anche grazie al fatto che le mura di cinta della città sono dipinte e rappresentano una vera e propria enciclopedia delle scienze. L’ampia fama di cui godette quest’opera è dovuta alle edizioni della versione latina del testo (versione dello stesso Campanella), la prima delle quali si deve a Tobias Adami, il quale inserì il testo latino in appendice a una delle quattro parti – la Politica – di cui era composta la Realis philosophia epilogistica da lui pubblicata a Francoforte nel 1623. La Civitas Solis sarà quindi inserita da Campanella nella Philosophia realis, apparsa a Parigi nel 1637. Il testo originale dell’opera era stato redatto in italiano, in una data non sicuramente precisabile ma solitamente fatta risalire, sulla base di quanto indicato da Luigi Amabile, agli inizi del 1602.